Maratona impeachment, strada in salita per l’accusa

Il leader della minoría Chuck Schumer (S) e il senatore democratico Chris Murphy (D) si ritirano dopo aver parlato con la stampa prima della seconda giornata del processo dell' impeachment contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump al Senato.
Il leader della minoría Chuck Schumer (S) e il senatore democratico Chris Murphy (D) si ritirano dopo aver parlato con la stampa prima della seconda giornata del processo dell' impeachment contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump al Senato. (ANSA- EPA/ERIK S. LESSER)

WASHINGTON. – Strada in salita nel proceso d’impeachment per i sette “manager’”democratici dell’accusa, che da oggi a venerdì presentano in Senato gli “opening arguments”, ossia le argomentazioni di apertura per illustrare le accuse contro Donald Trump nell’Ucrainagate.

Il primo round è stato vinto infatti dai repubblicani, cioè da Trump. Dopo una estenuante maratona di 13 ore conclusasi nel cuore della notte, hanno respinto compatti con 53 voti contro 47 gli undici emendamenti democratici per introdurre nuove prove emerse in parte dopo la messa in stato d’accusa. I dem chiedevano di acquisire dalla Casa Bianca, dal Dipartimento di Stato, dal Pentagono e dall’ufficio budget documenti relativi alla decisione del tycoon di congelare 400 milioni di dollari di aiuti militari per costringere Kiev, secondo l’accusa, ad aprire un’inchiesta sul suo rivale nelle presidenziali Joe Biden e il figlio Hunter. E volevano chiamare a testimoniare l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, il chief of staff Mick Mulvaney ed altri due consiglieri della Casa Bianca.

Ma sono stati sconfitti su tutta la linea, dopo un duro scambio di accuse in aula che ha costretto il capo della Corte suprema John Roberts, nelle sue vesti di presidente del processo, ad ammonire le parti richiamandole a moderare i toni e ad usare un linguaggio consono al Senato.

Il Grand Old party ha quindi approvato la risoluzione del suo leader Mitch McConnell. Unico punto messo a segno dai dem è aver strappato tre giorni, anziché due, per spalmare le 24 ore a disposizione per presentare il caso, evitando altri tour de force notturni. Una concessione ottenuta grazie ai mugugni di alcuni senatori repubblicani. Anche la difesa, guidata dall’ avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, avrà lo stesso tempo: da sabato a martedì (esclusa la domenica). Successivamente, tra mercoledì e giovedì prossimi, sono previste 16 ore per le domande (in forma scritta) dei senatori.

Solo dopo questa fase la risoluzione McConnell consente di  votare eventuali mozioni per introdurre testimoni e documenti. Sarà un momento cruciale, in cui si vedrà se almeno quattro senatori repubblicani voteranno con i dem, altrimenti venerdì 31 gennaio il processo potrebbe già concludersi. Tre sembrano disponibili, tra cui Mitt Romney, il quarto potrebbe uscire da un gruppo di senatori che non temono le ire del tycoon perché non si ricandidano.

I dem puntano a sentire in particolare Bolton e Mulvaney: secondo il Washington Post, alcuni di loro starebbero discutendo privatamente l’ipotesi di uno scambio di testimoni con i repubblicani, offrendo Hunter Biden e il padre.

Improbabile invece che si presenti Trump: “mi piacerebbe andarci”, ha detto lasciando Davos, precisando però che i suoi difensori probabilmente obietterebbero. Il tycoon ha aggiunto che preferirebbe un processo più lungo con testimoni, ma che la deposizione di alcuni dirigenti o ex dirigenti del governo come John Bolton pone un problema di sicurezza nazionale e di privilegio esecutivo.

Intanto il presidente accusa i dem su Twitter di voler strappare per la seconda volta la nomination al sen. Bernie Sanders, costringendolo a restare a Washington per il processo e a sospendere la campagna elettorale. Ma lui, secondo un sondaggio nazionale della Cnn, vola in testa col 27% superando per la prima volta Biden (24%).

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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