ROMA. – Ancora una batosta per l’industria italiana. A novembre il fatturato resta fermo e le commesse calano. Pesa un mercato interno fiacco e un export che da traino si è trasformato in zavorra.
Quando manca un mese alla chiusura dei conti sul 2019, cresce così la probabilità di chiudere il bilancio ‘in rosso’ anche sul fronte delle vendite e degli ordinativi. Gli ultimi dati dell’Istat non fanno quindi che confermare lo stato di crisi della manifattura e la perdita di slancio del Made in Italy.
Di certo il rallentamento della locomotiva tedesca e le tensioni geopolitiche, dalla Brexit al Medio Oriente, complicano il percorso di una ripresa già fragile. Ottobre aveva fatto ben sperare, con ricavi e ordini in rialzo ma a novembre si é tornati indietro. Allo stallo del fatturato si accompagna, infatti, la discesa delle commesse: in dodici mesi hanno perso il 4,7%. In tutti i casi la colpa è da attribuire ai mercati oltre confine. É all’estero che si concentrano i ribassi, qui su base annua i ricavi cedono l’1,2% e le commesse il 7,3%.
Risultati che non devono stupire più di tanto, visto che l’export proprio a novembre ha fatto registrare il peggior arretramento da otto anni a questa parte. Nel frattempo la produzione industriale non ha fornito alcun segno di risveglio, preparandosi a concludere il 2019 in calo. Cosa difficile, dopo gli ultimi dati, da scongiurare, anche per fatturato e ordini: nella media del periodo che va da gennaio a novembre i primi perdono lo 0,2% e i secondi il 2,6%. Se dicembre confermasse il trend, l’anno appena trascorso determinerebbe così un’inversione di tendenza rispetto al 2018, che fu archiviato ampiamente in positivo.
Guardando cosa accade ai singoli settori industriali, le diminuzioni più pesanti si sono verificate per la raffinazione di petrolio, con cali a doppia cifra, ma male sono andate anche la chimica e la metallurgia. Non si salva l’auto (-4,3%).
Continua a macinare affari invece la farmaceutica, che d’altra parte si era distinta anche nei dati sulla produzione. Tengono poi il tessile e l’alimentare. Il rialzo del 2,6% per il comparto del “food” trova soddisfatta la Coldiretti, secondo cui il risultato si deve alla preparazione delle scorte per i consumi in vista delle festività di dicembre. Insomma il merito andrebbe al Natale e al Capodanno.
Il Codacons però vede nero, i numeri dell’Istituto di statistica rappresentano, sostiene, “un flop totale per l’industria italiana”. La preoccupazione è che le difficoltà della manifattura possano contagiare anche il resto dell’economia. L’associazione a tutela dei consumatori teme “ripercussioni” sul mercato del lavoro e sul Pil. Per sapere se davvero è così basta aspettare pochi giorni. Venerdì 31 gennaio uscirà la prima stima sul quarto e ultimo trimestre del 2019.
La Banca d’Italia già si è pronunciata, prevedendo un Pil pressoché stazionario per il trimestre autunnale, indicando proprio nella manifattura l’anello debole.
(di Marianna Berti/ANSA)