Non c’è intesa sulla prescrizione, la maggioranza traballa

Giornalisti in piazza di fronte a Palazzo Chigi in attesa delle decisioni del governo.
Giornalisti in piazza di fronte a Palazzo Chigi in attesa delle decisioni del governo. (ANSA)

ROMA. – L’intesa non c’è, la maggioranza fibrilla. Si cercava “piena condivisione” per portare giovedì in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale e della prescrizione. E invece arriva una nuova fumata nera. Chiude Italia viva: la soluzione proposta del premier Giuseppe Conte di fermare la prescrizione solo per i condannati “è incostituzionale”, dice tranchant Matteo Renzi.

E anche se Lucia Annibali, uscendo da Palazzo Chigi dopo un vertice di maggioranza lungo tre ore, apre uno spiraglio, è difficile che una soluzione arrivi prima che siano chiuse le urne in Emilia Romagna. Il tempo stringe: martedì in Aula alla Camera si vota la proposta di Fi per cancellare la riforma Bonafede sulla prescrizione.

Se Iv vota con gli azzurri, attacca Nicola Zingaretti, rischia di “sfasciare la maggioranza”. Ma è proprio quello il timore di molti Dem: che se Bonaccini sarà sconfitto, Iv apra il redde rationem, a partire dalla giustizia. “C’è una maggioranza da tutelare”, dichiara Zingaretti dal salotto di Porta a porta e invita perciò Renzi a non votare con Italia viva per bloccare la prescrizione ma anche Luigi Di Maio a non “farne una bandierina”.

Conte sperava di ottenere di più: in mattinata da Firenze confidava che si potesse “finalmente” trovare “piena condivisione” sulla bozza di riforma elaborata dal ministro Alfonso Bonafede e inviata ai partiti di maggioranza prima di sedersi al tavolo.

Un testo di 35 articoli per una riforma complessiva che mira a dare tempi certi a ogni grado di giudizio con l’obiettivo di chiudere in 3 o massimo 4 anni, abbreviare le indagini preliminari, riformare la composizione e il metodo di elezione del Csm, fermare il ritorno ai ruoli giudicanti per i magistrati che siano passati alla politica.

“Continuiamo a lavorare per abbreviare i tempi dei processi”, dicono da Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza. Ma, al netto dei dubbi su specifici aspetti del testo, è la prescrizione il nodo che ancora divide la maggioranza.

Renzi anticipa la posizione di Iv in un’intervista radiofonica, a vertice ancora in corso: è “incostituzionale” il “lodo Conte” che prevede di fermare la prescrizione per i condannati e sospenderla per gli assolti per due anni in caso di processo di appello. Al tavolo di maggioranza, Maria Elena Boschi e Lucia Annibali (ma anche il senatore di Leu Pietro Grasso) esprimono forti dubbi, ma non chiudono del tutto.

Per una mediazione si spendono il premier e il deputato di Leu Federico Conte. Tra le proposte c’è quella di far correre la prescrizione, senza alcuna sospensione, per chi sia assolto e bloccarla per i condannati ma solo temporaneamente, a condizione che poi la condanna sia confermata in appello.

Sia il ministro Bonafede che i Dem sostengono che sono stati fatti “passi avanti” e che il “lodo Conte” sulla prescrizione non è incostituzionale. Ma, a taccuini chiusi, la convinzione diffusa tra gli alleati di governo, è che il no dei renziani sia politico: che vogliano rompere e martedì votare in Aula con Fi contro il resto della maggioranza.

Da Iv negano: nessuna decisione è presa, spiega Annibali. Ma non sfuggono ai partecipanti al vertice di Chigi le parole di Renzi, che attacca Di Maio: “Si occupi di Libia, non del populismo da quattro soldi” alimentato da richieste come quella di ritirare la concessione ad Autostrade, che aprirebbe la strada a una “causa miliardaria” con Aspi.

I nodi, dalle controverse norme del decreto Milleproroghe fino alle concessioni autostradali, verranno tutti al pettine dopo le regionali in Emilia Romagna e Calabria. Ma già gli ex compagni di partito di Iv e Pd se le danno di santa ragione.

I renziani si accordano con Azione di Calenda e +Europa di Bonino per proporre la giornalista Federica Angeli come candidata alle suppletive per la Camera che si terranno il primo marzo nel collegio Roma 1, pur sapendo che Zingaretti ha proposto la candidatura a Gianni Cuperlo. Il segretario Pd ricorda di aver “fatto di tutto” per tirare il Pd “fuori dal coma” in cui era caduto nel 2018, alle elezioni con Renzi segretario.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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