M5S fa barricate sulle concessioni, caos Milleproroghe

Faldoni sui banchi dei deputati, durante la discussione generale sulla legge di bilancio dello Stato 2020, Camera dei Deputati,
Faldoni sui banchi dei deputati, durante la discussione generale sulla legge di bilancio dello Stato 2020, Camera dei Deputati, Roma 22 dicembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA.- La formula ‘salvo intese’ diceva già tutto sul clima in maggioranza. Non bastasse, dopo l’approvazione del Milleproroghe sono arrivate le dichiarazioni dei leader. E resta altissima la tensione nella maggioranza sulle autostrade. Per il Movimento Cinque Stelle non ci sono dubbi: è stata aperta la porta alla revoca delle concessioni. Leu è su posizioni non distanti.

Ma il Pd non la pensa così. E Italia Viva, che in consiglio dei ministri non ha votato la norma, chiede che il tema venga affrontato in Parlamento e non “surrettiziamente” nella bozza di un decreto. Tutto questo mentre alla camera si consumano gli ultimi atti della Manovra che tra poche ore diventerà legge dello stato dopo la fiducia e il voto finale.

Intanto lo scontro sul Milleproroghe non ha ancora trovato una traduzione definitiva nei testi. Perché il decreto è ancora una bozza, che viene rimaneggiata ora dopo ora. E i punti sensibili sono quelli più sottoposti a revisione. Il nodo autostrade è affrontato in una norma che affida la gestione temporanea ad Anas in caso di revoca, decadenza o risoluzione delle concessioni.

Un passaggio ulteriore definisce cosa spetti al concessionario e cosa allo Stato in termini di penali e risarcimenti. Applicato alla vicenda del Ponte Morandi, si tratta di definire il destino di quei 20-25 miliardi che la convenzione riconosce ad Autostrade per i mancati ricavi.

L’intento del Milleproroghe è attenuare o azzerare quest’impatto negativo sui conti pubblici, con una disposizione che, di fatto, annulli quanto previsto dagli accordi precedenti. Per questo commi e codicilli cambiano via via. Schiere di legali si stanno già preparando a dare battaglia.

I Cinque Stelle sono i più convinti nel voler dare il benservito ad Autostrade usando il Milleproroghe. “Che sia chiaro – ha detto il leader Luigi Di Maio – bisogna avviare un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali. Sono sicuro che il governo darà dimostrazione di compattezza”, perché “per noi questa è una battaglia di civiltà. Serve giustizia per le vittime del ponte Morandi”.

Ma l’alleato Nicola Zingaretti non pare avere le stesse certezze granitiche. Quanto previsto nel Milleproroghe “non credo sia un primo passo verso la revoca”, ha detto il segretario del Pd, spiegando che si tratta di “un atto che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concessionari”, ma che “non vanno fatti giudizi sommari. Una revoca – ha concluso – sarebbe talmente traumatica che ci dovrebbero essere motivi talmente evidenti da dover essere tutti d’accordo”. E, a quanto pare, per ora non è così.

Anche i renziani hanno preso le distanze dai toni del Movimento Cinque Stelle. “E’ incredibile il modo con cui il tema delle possibili revoche delle concessioni sia stato surrettiziamente introdotto nella bozza del decreto Milleproroghe – ha detto la deputata Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva in Commissione trasporti – Questo modo di agire produce solo incertezza, caos normativo e fuga degli investitori”.

Se il Milleproroghe agita la maggioranza dall’interno, la manovra è ora terreno di attacchi dall’esterno. Il governo ha posto la fiducia alla Camera: sarà votata nelle prossime ore, il voto finale farà calare il sipario su un iter molto tormentato politicamente.

Nel corso dell’esame in Aula, le opposizioni si sono scagliate contro la compressione dei tempi e l’impossibilità di mettere mano a un testo arrivato blindato dal Senato. Lega, Fdi e Forza Italia hanno parlato di “scempio”, di “Schiaffo al parlamento”, di “pagina buia della democrazia”.

“Anche io non sono contento dei tempi – ha risposto Roberto Fico – non potrei esserlo da presidente della Camera e da deputato. Capisco le rimostranze, ma non ho violato in alcun modo il regolamento”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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