Mittal, si decide il 30 dicembre il ricorso su stop Afo

Le ciminiere dell'ex-Ilva a Taranto.
Le ciminiere dell'ex-Ilva a Taranto. (ANSA/AP Photo/Paola Barisani, file)

TARANTO. – Sarà discusso il 30 dicembre prossimo, come era nelle attese, il ricorso al Tribunale del riesame di Taranto dei legali dell’Ilva in As contro la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga della facoltà d’uso dell’Altoforno 2 dello stabilimento ArcelorMittal. E’ stata impugnata anche la disposizione dello stesso giudice che ha ordinato al custode giudiziario Barbara Valenzano di “assicurare che a partire dal 14 dicembre 2019 l’Altoforno 2 non sia utilizzato”.

Le operazioni preliminari di spegnimento sono iniziate, ma l’impianto è ancora in marcia e manterrà, per ragioni di sicurezza, un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno fino all’ultima fase dello spegnimento. Dall’8 gennaio in poi, come spiegato dal custode giudiziario, “le modifiche impiantistiche che saranno implementate non consentiranno la successiva ripresa del normale esercizio dell’Afo2”.

Il 18 gennaio 2020, invece, quando sarà completata la fase di abbassamento carica dell’Altoforno, inizierebbe il “colaggio della salamandra”, consistente nella foratura del crogiolo e nel colaggio degli ultimi fusi, intervento che durerebbe un paio di giorni.

L’Altoforno 2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo la morte di Alessandro Morricella, 35enne operaio di Martina Franca, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava manualmente la temperatura. A distanza di quattro anni e mezzo, non è ancora stata rispettata la prescrizione più importante, quella dell’automazione del campo di colata.

Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli è intervenuto in merito alla procedura di retrocessione dei rami d’azienda del gruppo franco-indiano, ribadendo di aver “già detto mille volte” che “non c’è un diritto di recesso” dopo la revoca dell’immunità penale. “Mi sembra evidente – ha aggiunto – che il problema che ha avuto Mittal non è stato quello dello scudo ma di produzione industriale, di impossibilità a garantire il rispetto dell’accordo sottoscritto dieci mesi prima”.

E’ dunque evidente secondo il ministro che “l’inadempienza non è dello Stato ma dell’imprenditore, che ha fatto male i calcoli. Cerchiamo di affrontarlo dando una prospettiva anche al territorio extra Ilva”. Patuanelli ha precisato infine che “quello che stiamo cercando di fare a Taranto è di abbandonare il carbone”, ovvero la “produzione più inquinante, e di accelerare sul piano ambientale. Non stiamo abbandonando i cittadini. Noi siano seriamente intenzionati, come governo, ad investire anche direttamente in un processo di decarbonizzazione, passando a tecnologie diverse. Le prospettive sono queste”.

(di Giacomo Rizzo/ANSA)

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