Il 18 Camera Usa vota impeachment. É già scontro Senato

Manifestanti portano uno striscione a favore dell'l'impeachment di Trump. (Clarin)

WASHINGTON, 16 DIC – Sarà una settimana storica per gli Stati Uniti, quella in cui Donald Trump diventerà il terzo presidente americano messo in stato d’accusa, indossando formalmente i panni imbarazzanti dell’imputato. Un regalo di Natale per nulla gradito.

Il giorno del “rinvio a giudizio” non è ancora stato fissato ufficialmente ma le indiscrezioni parlano di mercoledì, in mezzo ad altre due votazioni cruciali: martedì la legge di bilancio per evitare lo shutdown e giovedì l’Usmca, ossia il nuovo accordo commerciale nordamericano, su cui pendono però le riserve del Messico dopo le ultime modifiche del Congresso Usa.

Per l’impeachment basterà la maggioranza semplice e i democratici sono certi di averla, nonostante qualche possibile defezione. Gli articoli da approvare sono due: abuso d’ufficio e ostruzione del Congresso per l’Ucrainagate, ossia le pressioni del tycoon su Kiev per far indagare il suo rivale nella corsa alla Casa Bianca Joe Biden e il blocco di testimoni e documenti nell’indagine di impeachment.

Accuse che, si legge nel rapporto di 658 pagine diffuso oggi dalla commissione giustizia della Camera, includono implicitamente anche quella di corruzione.

Donald Trump ha già deciso cosa farà mercoledì: un comizio a Battle Creek, in Michigan, uno degli stati decisivi per la sua rielezione. Nel frattempo continua la sua battaglia dalla trincea di Twitter, sparando a zero sui democratici e deridendo la speaker della Camera, la “pazza” Nancy Pelosi, cui “cadono i denti dalla bocca”.

Ma prima ancora del voto alla Camera, è già scontro al Senato, dove dal 6 gennaio dovrebbe cominciare il processo, presieduto dal capo della corte suprema John Roberts (nominato da George W. Bush). Il leader dei senatori democratici Chuck Schumer ha chiesto l’acquisizione di nuovi documenti e di sentire almeno quattro testimoni, tra cui l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney.

Ma le sue istanze contrastano con l’orientamento del leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell, che preferirebbe un processo lampo senza testimoni per evitare una bagarre. E forse anche qualche sorpresa o scivolata che potrebbe rompere la compattezza granitica del partito.

Trump invece vorrebbe uno show per contrattaccare i democratici, chiamando a deporre i Biden, la talpa che con la sua denuncia ha dato origine all’indagine e il presidente “inquisitore” della commissione intelligence della Camera Adam Schiff.

Per coordinare la strategia processuale McConnell si è incontrato con l’avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone suscitando l’indignazione dei democratici, che lo hanno accusato di venir meno al ruolo di giudice imparziale cui sono chiamati tutti i senatori nel processo d’impeachment.

Trump comunque guarda già oltre, sicuro di essere assolto, come Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998 (Richard Nixon si dimise nel 1974 prima del voto della Camera). E di venire rieletto con una vittoria che sarà “ancora più grande della Brexit” del suo amico Boris Johnson.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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