Lunedì vertice a Palazzo Chigi, si alza la tensione sulla manovra

Giornalisti aspettano il vertice di maggioranza a palazzo Chigi
Giornalisti aspettano il vertice di maggioranza a palazzo Chigi, Roma, 29 ottobre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Gli ultimi cento metri della manovra si sono trasformati in un percorso accidentato. Dopo il via libera della commissione Bilancio al Senato, il cammino che resta da compiere al provvedimento sembrava breve, con il voto di fiducia sia a Palazzo Madama sia a Montecitorio. Ma questa tabella di marcia sta creando tensioni con le opposizioni, tensioni che rischiano di scaricarsi anche su Quirinale e Consulta.

Il premier Giuseppe Conte, che avrebbe sentito in giornata il capo dello Stato, secondo quanto riferito da diverse fonti della maggioranza, ha annunciato un nuovo vertice per lunedì. Il primo capitolo della storia ha il sapore del deja vu. Nei giorni scorsi vari esponenti dell’opposizione, compreso il leader della Lega Matteo Salvini, hanno annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale contro “l’esproprio” subito dalle Aule di Camera e Senato, dove il testo della manovra arriverà blindato.

E’ un’ipotesi che, indirettamente, tira in ballo il Quirinale. Il Colle non può gradire che al Parlamento non sia data la possibilità di modificare una legge fondamentale come quella di Bilancio, ma non può nemmeno ignorare che la Legge di Bilancio deve essere approvata in tempi strettissimi – per evitare l’esercizio provvisorio – e, ormai, grandi alternative alla doppia fiducia non ce ne sono.

Lo stato dei fatti non può piacere nemmeno alla Consulta, che già in passato si è espressa con chiarezza su un’analoga questione. Lo scorso anno fu il Pd a chiamare in causa la Corte Costituzionale sulla manovra dell’allora governo giallo-verde, lamentando un iter di approvazione ‘troppo compresso’. La Consulta dichiarò inammissibile il ricorso dei dem ma avvertì: modalità di decisione e approvazione che comportino forti e gravi compressioni dei tempi di discussione, “dovranno essere abbandonate, altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità”. Invece, un anno dopo rischia di doversi esprimere su una situazione ‘fotocopia’.

In tutto questo, si inserisce anche una certa irritazione che fonti parlamentari legano a un atteggiamento ritenuto troppo rigido da parte della presidenza del Senato sulle ammissibilità. Il secondo capitolo riguarda il maxiemendamento, che dovrà contenere tutte le modifiche apportate alla manovra in commissione Bilancio. Se verrà rispettata l’agenda, che prevede il voto di fiducia al Senato nel pomeriggio di lunedì, il testo dovrà essere pronto a fine mattinata. I tempi sono stretti e c’è chi teme che non bastino.

Per lunedì è comunque già in agenda il consiglio dei ministri chiamato ad approvare la variazione di bilancio. Mentre il vertice di maggioranza annunciato da Conte non dovrebbe servire in maniera specifica a riaprire la manovra, ma a fare il punto sui vari dossier.

Anche se da qua a lunedì la sostanza della legge di Bilancio non potrà cambiare molto, in ogni caso le forze politiche temono che la scrittura del maxiemendamento possa essere l’occasione per togliere o modificare alcune misure. Per esempio, Luigi Di Maio si sarebbe lamentato per il miliardo destinato ai lavori legati alle Olimpiadi invernali del 2026.

E sarebbe a rischio la tobin tax sulle transazioni finanziarie on line: l’aliquota è già stata ‘corretta’ da 0,4% a 0,04%, ma potrebbe scomparire del tutto. Come potrebbe essere ritoccata la norma che trasferisce dalle sezioni regionali della Corte dei conti a una ‘istituenda’ sezione centrale con sede a Roma la funzione consultiva in materia di contabilità pubblica.

(Di Giampaolo Grassi/ANSA)

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