Lo sdegno di Mattarella: “Evasione fiscale indecente”

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dell'incontro con gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado.
Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dell'incontro con gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado. (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – “Indecente”. Non ci sono altre parole per definire l’evasione fiscale che in Italia si attesta a ben 119 miliardi di euro. Una “somma enorme” che se recuperata potrebbe servire ad “aumentare pensioni e stipendi e di abbassare le tasse per chi le paga”.

Lo sdegno del presidente della Repubblica si manifesta improvvisamente dal Quirinale attraverso un’aggettivo dirompente, “indecente”. Sergio Mattarella, parlando a un gruppo di studenti ricevuti al Quirinale, che con il candore dell’adolescenza gli chiedevano come mai in Italia fosse così difficile combattere l’evasione, tenta di squarciare il velo di ipocrisia che circonda il concetto stesso di evasione in Italia, derubricato da anni a peccato veniale, associato quasi sempre alla furbizia e raramente al codice penale.

Un richiamo “urbi et orbi”, quello del presidente, che non fa distinzione tra piccoli e grandi evasori, che investe la responsabilità della politica tanto come quella personale.

Immediato il commento di Matteo Salvini che aderisce al concetto quirinalizio ma con un distinguo forte: “vero” quello che dice il presidente Mattarella sull’evasione indecente ma è anche indecente “che lo stato debba rimborsare 50 miliardi di euro alle imprese e alle famiglie”, ed altrettanto “indecente è una tassazione che supera il 50 per cento del frutto del lavoro degli italiani”.

Una replica su Facebook nella quale il leader della Lega rilancia per sabato, 14 dicembre, il No tax Day”.

Il capo dello Stato, al di là della politica, sembra anche voler incrinare un comune sentire degli italiani – spesso inconsapevole ma certamente deviato – i quali assolvono e si autoassolvono per condotte che oltre all’etica e la giustizia violano i principi base dell’economia occidentale.

Non a caso Mattarella, attraverso gli studenti, spiega al cittadino che il problema è “di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, tutti devono contribuire allo sforzo comune. C’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno: e questo non è giusto”.

Naturalmente il presidente parte dai dati impressionanti dell’elusione che in Italia si stimano intorno ai 119 miliardi l’anno. Una cifra mostruosa se paragonata alla legge di Bilancio in costruzione tra mille difficoltà che si assesta intorno ai 30 miliardi di euro.

“Una somma enorme che, se scomparisse, permetterebbe – sottolinea – di aumentare le pensioni, di aumentare gli stipendi, e anche di abbassare le tasse per chi le paga”. Non poco per il sistema Italia. Ecco perché, e in questo passaggio Mattarella si rivolge al governo e alla politica tutta, bisogna affrontare con decisione la complessa giungla normativa ed aumentare gli “interventi, i controlli, e le verifiche”.

Concetti semplici che in Italia non riescono ad essere metabolizzati. E allora il presidente si sforza di essere ancora più semplice: “chi evade cerca di sottrarsi a un dovere, di sfruttare le tasse che pagano gli altri per i servizi di cui si avvale. È una cosa, a rifletterci, davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano. E questa è una cosa di particolare gravità”. Un’ingiustizia profonda, oltre che, spesso, un reato.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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