Addio a Goar Vartanyan, la zarina delle spie russe

La spia russa Goar Vartanyan accanto al marito Gevorg, (Il Gazzettino)

MOSCA. – Goar Vartanyan, la zarina di tutte le spie russe, figura a dir poco mitica dell’intelligence sovietica, è morta all’età di 93 anni e sarà sepolta nel cimitero di Troekurovsky, accanto al marito Gevorg, scomparso nel 2012 a 87 anni.

Per lei si sono scomodati tutti, da Vladimir Putin ai vertici dell’Svr, i servizi segreti esteri russi, che hanno ricordato come le “gesta” di Goar e di suo marito sono già state “cantate” in una lunga galleria di libri e film.

“Senza di loro – è stato l’omaggio del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov – la storia del mondo sarebbe stata molto diversa”.

La loro carriera di agenti segreti, infatti, fu benedetta da una cosuccia da niente: salvare la pelle a Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt e Stalin.

Vartanyan, originaria dell’Armenia, si trasferì con la famiglia in Iran nei primi anni ’30 ed entrò a far parte del gruppo antifascista – capeggiato dal suo futuro marito – a 16 anni.

Insieme, a guerra ormai scoppiata, si destreggiarono nel complesso gioco dello spionaggio mediorientale sino ad avere una parte rilevante nello sventare il piano nazista (l’operazione Long Jump) concepito per assassinare i tre grandi nel corso del loro primo incontro, nel 1943, a Teheran.

Ovviamente nessuno, a parte chi di dovere a Mosca, lo sapeva – com’è d’obbligo negli apparati d’intelligence: primeggiare nell’ombra. Capacità rara che venne adeguatamente ricompensata.

Nel 1951 i coniugi Vartanyan furono così portati nell’Urss e nel 1956 si diplomarono con successo presso l’Istituto di Lingue Straniere di Yerevan, nella natia Armenia.

Il resto è materiale da leggenda: 30 anni di servizio continuo in giro per il mondo nelle vesti d’innocua coppia sposata, probabilmente parte del programma top-secret sovietico di “spionaggio profondo”, overo slegato dai più tradizionali incarichi legati alle sedi diplomatiche, ai media o alle import-export.

Nome in codice: “Anita” ed “Henri”. Nel 1986 il ritorno in patria, tra medaglie e riconoscimenti (benché il posto d’onore, nella beatificazione pubblica, sia sempre stato riservato a Gevorg). Il loro lavoro, dicono gli esperti, è stato tanto riservato e cruciale che non verrà mai declassificato.

Putin, fa sapere il Cremlino, ha espresso le sue condoglianze ai parenti e agli amici di Goar Vartanyan, che conosceva bene e di persona, come del resto suo marito. Tra colleghi, del resto, vige sempre un certo cameratismo.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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