Esuberi e altoforni: la doppia partita Governo e Mittal

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i ministri Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri durante l'incontro con i vertici del gruppo Arcelor Mittal, Lakshmi e Aditya Mittal a Palazzo Chigi, Roma
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i ministri Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri durante l'incontro con i vertici del gruppo Arcelor Mittal, Lakshmi e Aditya Mittal a Palazzo Chigi, Roma, 22 novembre 2019. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

ROMA. – Arcelor Mittal paga le aziende dell’indotto, i commissari chiedono una proroga per mettere in sicurezza l’Altoforno 2. L’ex Ilva continua a funzionare. E’ il ritorno a un clima di normalità, scongiurato per ora il baratro della chiusura, a creare le condizioni per aprire davvero la fase della trattativa tra la multinazionale dell’acciaio e il governo italiano.

“Abbiamo bisogno di qualche settimana, è possibile un intervento pubblico”, dice il premier Giuseppe Conte. E promette ai tarantini che non farà accordi “al ribasso”. Ma si discute di esuberi. E’ questo il nodo che accomuna i dossier ex Ilva e Alitalia e impensierisce il governo.

Per Alitalia il governo, con in prima fila il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, continua a lavorare su una soluzione immediata, con un partner industriale. E’ in questa direzione che spinge anche il premier Giuseppe Conte. Per ora non sembrano esserci le condizioni, nonostante la disponibilità di Fs, né con Delta, né con Lufthansa (che ha dato finora la disponibilità solo per una partnership commerciale).

Dunque l’opzione più probabile sembra quella di un nuovo commissariamento, magari con un “supercommissario” unico, che lavori a una ristrutturazione. Nel decreto fiscale c’è già un nuovo prestito da 400 milioni, su cui ha acceso i fari la commissione europea. Ma la ristrutturazione – che porterebbe probabilmente con sé nuovi esuberi – potrebbe rendersi necessaria proprio per rendere appetibile l’azienda sul mercato.

Fonti governative smentiscono l’ipotesi di uno “spezzatino” dei vari rami d’azienda ma altre fonti spiegano che diverse opzioni sono ancora sul tavolo, incluso un impegno di Atlantia. Era stato ipotizzato un incontro al ministero di Patuanelli con gli attuali commissari ma per ora il governo prende altro tempo. Il tempo è un fattore importante anche sul fronte dell’ex Ilva.

I commissari e Arcelor Mittal, attraverso i rispettivi legali, dovrebbero chiedere il rinvio dell’udienza che era prevista mercoledì per esaminare il ricorso d’urgenza presentato dal governo contro il recesso. La richiesta porterebbe alla fissazione di una nuova udienza prima o dopo Natale e permetterebbe all’azienda e al governo di trattare, alla luce della disponibilità emersa nel vertice di venerdì scorso.

E’ una trattativa su più piani – in una “partita doppia” – quella che si è avviata in queste ore. Il governo, a quanto spiegano fonti parlamentari, tiene alta la guardia e si tiene pronto anche a un dietrofront finale di Mittal, con la necessità di tornare al piano B. Ma ad ora i due piani su cui si agisce sono quelli che riguardano da un lato l’acciaieria, per la quale si è chiesta la presentazione di un nuovo piano industriale che conduca verso la decarbonizzazione, da un lato la città.

L’intreccio nasce dal fatto che i nuovi progetti per Taranto potrebbero consentire anche di assorbire i lavoratori ex Ilva già in cassa integrazione e i nuovi esuberi che nascerebbero dalla presa d’atto che l’attuale piano industriale non è più sostenibile. Nessuno in queste ore parla di cifre e Conte continua a ribadire di puntare alla “massima occupazione”. Ma se non dei 5000 iniziali, si parla di 2000-2500 esuberi.

Palazzo Chigi assicura che un confronto ci sarà con i sindacati, cui verrà illustrato il piano complessivo. Per l’ex Ilva Conte conferma la possibilità di un ingresso pubblico, magari attraverso Invitalia (non avrebbe gli stessi vincoli che impediscono a Cdp di partecipare), di un lavoro sulla zona economica speciale e di contributi con sconti sugli affitti e sulle bonifiche.

Sul piano della città, resta in campo il cantiere Taranto voluto dal premier per rilanciare la città, dall’arsenale, fino all’università. Quel progetto, che vedrà investire società come Terna, potrebbe essere sul tavolo di una riunione del Consiglio dei ministri in programma lunedì prossimo, e nelle intenzioni del governo sarà il volano per la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma prima, assicura Conte, sarà condiviso con i tarantini.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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