Cala ancora la natalità, un bimbo su tre fuori dal matrimonio

Il reparto di ostetricia dell' ospedale Lotti di Pontedera (Pisa) in un'immagine d'archivio. Nascite
Il reparto di ostetricia dell' ospedale Lotti di Pontedera (Pisa) in un'immagine d'archivio. FRANCO SILVI / ANSA / PAL

ROMA. – Continuano a diminuire i nati: nel 2018 sono stati 439.747, oltre 18 mila in meno rispetto all’anno precedente e quasi 140 mila in meno nel confronto con il 2008. Il calo della natalità si ripercuote soprattutto sui primi figli che si riducono a 204.883, 79 mila in meno rispetto al 2008. Il numero medio di figli per donna scende ancora attestandosi a 1,29; nel 2010, anno di massimo relativo della fecondità, era 1,46. L’età media arriva a 32 anni, quella alla nascita del primo figlio raggiunge i 31,2 anni nel 2018, quasi un anno in più rispetto al 2010.

I numeri arrivano dal Report Istat sulla natalità e la fecondità della popolazione residente. Lo studio evidenzia che un nato su tre ha genitori non coniugati: in un contesto di nascite decrescenti, quelle che avvengono fuori del matrimonio aumentano di oltre 29 mila unità rispetto al 2008, raggiungendo i 141.979 nati da genitori non coniugati nel 2018.

Il loro peso relativo continua a crescere (32,3% nel 2018); la quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (38,1%), in particolare in Toscana. Ad avere meno primi figli sono non solo le donne italiane ma anche quelle straniere e di generazione in generazione aumentano le donne senza figli. Al Centro-nord, calcola l’Istituto i statistica, è senza figli ben una donna su quattro tra le nate del 1978.

Il numero medio di figli per donna calcolato per generazione, infatti, continua a decrescere nel nostro Paese senza soluzione di continuità. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (subito dopo la Grande Guerra) ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49) fino a raggiungere il livello di 1,43 figli per le donne della generazione del 1978 stimato alla fine della storia riproduttiva.

E si attenuano le differenze territoriali: da un lato il Centro-nord, da lungo tempo sotto il livello di sostituzione di circa 2 figli per donna, presenta una quota importante di donne senza figli (quasi 1 su 4 al Nord per la generazione del 1978) e un’elevata frequenza di donne con un solo figlio (in particolare al Centro dove viene raggiunto il massimo relativo con 30,6%).

Dall’altro il Sud, dove è in aumento la quota di donne senza figli (ormai in linea con i livelli dell’Italia centrale) ma rimane maggioritario il modello con 2 figli e più (55,1% per la generazione delle nate nel 1978, rispetto alla media nazionale pari al 50,3%). Al Nord più di un nato su cinque ha genitori entrambi non nati in Italia: al primo posto tra i nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni (13.530 nati nel 2018), seguiti da marocchini (9.193), albanesi (6.944) e cinesi (3.362). Queste quattro comunità rappresentano la metà del totale dei nati stranieri.

L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è molto più elevata nelle regioni del Nord dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17,5%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore rispetto al resto d’Italia.

Leonardo e Sofia sono i nomi preferiti dai neo genitori, con Leonardo che fa perdere a Francesco lo storico primato (Francesco diventa secondo sul podio), terzo, stabile, Alessandro. Tra le curiosità: rumeni e cinesi scelgono spesso nomi italiani per i propri figli. Si chiamano infatti prevalentemente Adam, Amir e Rayan ma anche Matteo, Leonardo, Mattia e Alessandro i bambini stranieri nati da genitori residenti nel nostro Paese. Anche per le bambine straniere il primato spetta a Sofia, come per la totalità delle nate residenti, seguito da Sara, Emma e Aurora.

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