Pd teme per il governo, e guarda a Grillo per alleanze

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti. (ANSA)

ROMA. – Che il “travaglio” del Movimento 5 stelle porti a un ripensamento sulla corsa in solitaria alle regionali, per ora è solo un auspicio. Ma i contatti starebbero proseguendo a tutti i livelli, in queste ore, tra i Dem e quegli esponenti del M5s che condividono la preoccupazione per le ripercussioni che il voto emiliano e calabrese può avere sul governo.

Si guarda in particolare a Beppe Grillo, considerato l’unico in grado di segnare davvero una svolta: nelle prossime ore, occhi puntati sull’hotel Forum che lo ospita, per capire se dà lì arriverà l’atteso – e auspicato – segnale. In Emilia Romagna, in particolare, che si perda divisi (magari per pochi voti determinanti dei Cinque stelle) o il Pd vinca da solo, il governo rischia comunque di non reggere l’urto.

Di questo i Dem avrebbero discusso sia con i ministri M5s che con Giuseppe Conte anche ieri sera, a margine del Consiglio dei ministri e durante la cena offerta dal premier per “fare squadra”. Il pressing sugli alleati è fortissimo. Tra i parlamentari Dem serpeggia il sospetto che Luigi Di Maio abbia “usato” Rousseau proprio per correre contro il Pd. C’è anche chi sbandiera alcuni sondaggi secondo i quali Stefano Bonaccini può comunque vincere e il sostegno M5s non aggiungerebbe voti.

Ma le ripercussioni di una sconfitta sulla segreteria Pd e sul governo sconsigliano di correre il rischio. Soprattutto, la corsa solitaria del Movimento, “archivierebbe del tutto il progetto di Franceschini e Zingaretti – nota un dirigente della minoranza Dem – di un’alleanza organica”.

Zingaretti in una nota, mentre proclama rispetto per il travaglio degli alleati, sottolinea il ruolo del Pd come perno del campo del centrosinistra alternativo alla destra, in una dinamica di bipolarismo sempre più spinto. I Dem mostrano sondaggi che danno il Pd oltre il 20% e più di un parlamentare osserva: “A differenza di M5s e Iv ci presentiamo a tutte le elezioni locali”.

Il segretario apre anche al tavolo proposto da Giancarlo Giorgetti per scrivere tutti insieme la legge elettorale: il Pd auspica il modello dei sindaci, con doppio turno, non un maggioritario puro. Ma fare la legge elettorale con la Lega non rischia di accelerare la frattura nella maggioranza e accelerare il voto? No, replicano dal Pd, la legge elettorale è nel programma di governo.

Di sicuro, però – chiosa un dirigente Dem – il Pd “a differenza degli altri non teme le elezioni. Noi stiamo blindando il governo ma se dopo l’Emilia salta Conte rischia di essere il M5s ad avere più di tutti da perdere. Forse su questo stanno riflettendo”. Allearsi è l’unica via, dichiarano a più voci i Dem: “La terza via di Di Maio – dice Gianni Cuperlo – non esiste”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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