Israele sotto shock dopo l’incriminazione di Netanyahu

Protesta di piazza nello scorso maggio contra un disegno di legge per garantire l'immunitá a Netanyahu.(asianews.it)

TEL AVIV. – Il giorno dopo l’incriminazione del suo premier Benyamin Netanyahu, Israele appare scioccata e divisa.

E già si è materializzata una durissima battaglia politica con le opposizioni che chiedono le dimissioni del primo ministro e la coalizione di destra che difende a spada tratta il leader del Likud sostenendo che ha tutto il diritto di restare al posto che occupa.

Il primo passo lo ha subito avanzato Blu-Bianco di Benny Gantz – il grande rivale centrista di Netanyahu nelle due ultime elezioni – chiedendo al Procuratore generale Avichai Mandelblit (nominato proprio da Netanyahu) di costringere il premier a lasciare immediatamente i quattro portafogli ministeriali che occupa.

Oltre che primo ministro, Netanyahu è titolare infatti dei dicasteri della sanità, della Diaspora, dell’agricoltura e degli affari sociali. Blu-Bianco ha fatto appello a precedenti legali della Corte suprema secondo cui un ministro, sotto incriminazione, non può continuare ad essere tale.

In serata, il premier ha ribattuto che “tutto questo proceso sarà alla fine deciso in Tribunale. Accetteremo la decisione e su questo non c’e’ dubbio. Abbiamo sempre agito, dall’inizio alla fine, in accordo con la legge”.

Poi, dopo aver ribadito le accuse alla magistratura e alla polizia, si è rivolto direttamente agli israeliani prefigurando i temi della sua azione ventura. “In definitiva – ha sottolineato – chi deciderà chi sarà il primo ministro siete voi cittadini”.

Le rispettive piazze intanto cominciano a mobilitarsi: oggi i laburisti hanno tenuto un sit davanti la sede del Likud a Tel Aviv e in un comunicato hanno chiesto proprio al Likud “di avere pietà di Israele” e premere su Netanyahu affinchè lasci.

Il Movimento per la qualità del governo – organizzazione che si definisce apolitica – ha annunciato una grande manifestazione pubblica il 30 novembre per “estromettere” Netanyahu. Ed entrambi hanno in preparazione una petizione alla Corte Suprema per chiedere le dimissioni di Netanyahu.

Ma certo non è da meno la destra schierata – finora come un sol uomo – con il suo premier. Lo stesso Netanyahu ha detto che martedì prossimo si svolgerà una manifestazione a suo favore a Tel Aviv.

Il ministro degli esteri, Israel Katz – figura chiave del Likud – ha espresso appoggio a Netanyahu che non debe dimettersi. “Israele – ha detto – è uno stato di diritto e la presunzione di innocenza vale per ogni persona e certamente per il premier”.

Stesso concetto usato dal ministro della cultura Miri Regev per la quale Netanyahu è innocente e deve restare in carica.

Il campo di scontro più immediato – oltre la Corte Suprema e le piazze – sembrano essere tuttavia i 21 giorni che la Knesset – dopo la doppia rinuncia di Netanyahu e Gantz all’incarico –  ha a disposizione per trovare un parlamentare, chiunque sia, in grado di avere 61 seggi (su 120) a suo favore e ottenere, in base alla legge, il mandato del presidente Rivlin per formare il governo.

Gantz si sta muovendo per monetizzare questa opportunità sfruttando le difficoltà legali che, secondo alcuni rapporti, Mandelblit ad inizio settimana metterebbe nero su bianco per impedire a Netanyahu incriminato di usare anche quei giorni in Parlamento.

Dopo non ci sono che le elezioni e non è detto che lo scontro in atto non divida ancora di più prima del voto il paese.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)

Lascia un commento