“Non Una Di Meno”, a Roma rivolta contro la violenza sulle donne

Un momento della manifestazione contro la violenza di genere "Non una meno in stato di agitazione permanente",
Un momento della manifestazione contro la violenza di genere "Non una meno in stato di agitazione permanente", Roma. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – ‘Contro la vostra violenza, la nostra rivolta!’. E la ‘rivolta’ andrà in scena domani per le strade del centro storico di Roma in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del prossimo 25 novembre.

Nella Capitale per il quarto anno consecutivo si svolgerà il corteo “femminista e transfemminista contro la violenza patriarcale, istituzionale, economica e ambientale” organizzato dal movimento ‘Non una di Meno’ che da piazza della Repubblica si concluderà in piazza San Giovanni.

Del resto i dati delle violenze hanno ormai raggiunto livelli d’allarme: ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner; 3 femminicidi su quattro avvengono in casa; il 63% degli stupri è commesso da un partner o ex partner.

“La violenza – sostengono da ‘Non una di Meno’ – non ha passaporto né classe sociale, ma spesso ha le chiavi di casa e si ripete nei tribunali e nelle istituzioni”. Dati confermati anche dalla Polizia alla presentazione a Milano dell’iniziativa “Questo non è amore 2019” sulla violenza di genere: da dove emerge che vittime e carnefici sono per lo più italiani: le prime nell’80,2% dei casi, i responsabili nel 74% dei casi. Ed è stato confermato che l’82% delle volte chi fa violenza su una donna, è un volto amico: o il compagno o un conoscente.

In aumento il numero dei femminicidi passati dal 37% del 2018 al 49% tra gennaio ed agosto 2019. Il 67% di queste vittime è straniero, e anche qui nel 61% dei casi l’autore è il partner. Per contrastare idealmente questa spirale di violenza, il corteo di Roma sarà aperto dalle donne e dai centri antiviolenza femministi, il cui lavoro “va riconosciuto, garantito e valorizzato”.

Ci saranno molti carri che ospiteranno anche performance e musica, ma non saranno presenti bandiere e simboli di partito e sindacali assicurano le organizzatrici che invitano i partecipanti a portare i pañuelos fuxia mutuati dalla campagna argentina per l’aborto legale, i pugni di fuoco simbolo di rivolta, le maschere delle luchadoras della campagna per Lucha y Siesta, la Casa delle donne di Roma a rischio sgombero.

Per affrancarsi dalla violenza è fondamentale l’indipendenza economica e la libertà di movimento per questo tra le richieste di chi scenderà in piazza c’è l’istituzione un salario minimo europeo e un reddito di autodeterminazione svincolato dalla famiglia e dai documenti di soggiorno.

Viene chiesta anche l’abolizione dei decreti sicurezza e le leggi che “mantengono in condizione di ricattabilità le persone migranti, e in particolare le donne! e denunciano che il ‘Codice rosso” ha già “fallito” definendolo “una mera operazione propagandistica” perché chiedono di intervenire “efficacemente prima” e non dopo violenza o il femminicidio.

Ricordano che l’Italia è il paese in Europa con il più alto numero di uccisioni di persone trans ‒ spesso donne trans, migranti e sex workers e annunciano la partecipazione alla Trans Freedom March, che partirà oggi alle 18 da piazza Venezia a Roma.

Tante le iniziative in tutta Italia per sensibilizzare i cittadini sul tema della violenza contro le donne e in ricordo delle vittime di femminicidio, ad esempio, l’istallazione di panchine rosse come accaduto oggi davanti all’ingresso del Consiglio regionale del Lazio o alla Camera di Commercio di Palermo, mentre lunedì una verrà installata nel Cortile d’onore di Palazzo Montecitorio.

Sempre lunedì alle 18 la facciata di Palazzo Montecitorio si illuminerà di arancione grazie alla campagna di sensibilizzazione internazionale delle Nazioni Unite UN Women, dal titolo ‘Orange the World’, mentre la Regione Lazio presenterà il premio ‘Colasanti-Lopez’ in memoria delle vittime del massacro del Circeo.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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