Anche palloni gonfiabili per proteggere San Marco

L'interno della Basilica di San Marco inondata con 1,20 mt. di acqua alta.
L'interno della Basilica di San Marco inondata con 1,20 mt. di acqua alta. ANSA/ ANDREA MEROLA

VENEZIA. – Inondata per l’ennesima volta, ma stavolta “sull’orlo dell’Apocalisse” per l’invasione dell’acqua nella cripta, la Basilica di San Marco attende almeno dal 2017 una soluzione definitiva che metta in sicurezza l’area. Nel frattempo si è mossa la Procuratoria di San Marco con un sistema “a palloni gonfiabili” per bloccare le infiltrazioni d’acqua nel fragile nartece.

La chiesa dai mosaici d’oro giace su una sorta di ‘avvallamento’ che rende difficile preservarne le parti più basse – in particolare il nartece – con il rischio di permanenza prolungata dell’acqua salata che risale lungo marmi e muri intaccandone la stabilità.

E questo già con maree di 90 centimetri o un metro, situazione che si ripete circa 200 volte l’anno. Una condizione che richiede dunque sistemi di difesa della basilica che si aggiungano all’agognato Mose, progettato per scattare con maree sopra i 110 centimetri.

Nel novembre 2017 fu sottoscritta un’intesa per l’affidamento di un progetto per salvaguardare Piazza San Marco da maree fino a 110 centimetri. Il Consorzio Venezia Nuova aveva affidato l’incarico alla società di progettazione Thetis Spa, e al consorzio di cooperative Kostruttiva di Marghera, con la consulenza della facoltà di Idraulica dell’Università di Padova e dello Iuav di Venezia.

Il Cvn ha lavorato nel frattempo per rialzare il molo esterno sul bacino di San Marco per una lunghezza di circa 150 metri di superficie, con l’intercettazione degli scarichi per la predisposizione della nuova rete. Ciò non impedisce che la ‘vasca’ di San Marco sia invasa spesse volte dalla marea, viste le infiltrazioni lungo le antiche cavità sotterranee.

La Procuratoria di San Marco, l’ente cui competono la tutela generale, la manutenzione e il restauro della basilica e del campanile, ha annunciato in un convegno nel gennaio scorso, con la prima prova sperimentale il 13 aprile, il nuovo sistema, realizzato grazie ai fondi per la Salvaguardia di Venezia Si è provveduto al restauro degli antichi condotti del nartece, al fine di evitare dispersioni d’acqua indesiderate, e l’attivazione di quattro valvole gonfiabili (i “palloni”, appunto) che bloccano il flusso sotterraneo dell’acqua tra la chiesa e la Laguna, assieme all’azione di piccole paratie e barriere mobili – soprannominate subito un ‘mini-Mose’ – per fermare la marea oltre i 65 centimetri.

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