Monito Xi Jinping su Hong Kong: “Restaurare l’ordine”

Un manifestante scaglia una freccia infuocata per incendiare una barricata all'Universitá Chinese di Hong Kong. ( Getty Images)

PECHINO. – Il compito più urgente per Hong Kong al momento è quello “di porre fine alla violenza e al caos e di restaurare l’ordine”. Al termine di un’altra giornata ad alta tensione nell’ex colonia britannica segnata da un giallo sul coprifuoco e dalla seconda vittima legata agli scontri, un uomo di 70 anni colpito da un mattone, il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato un pesante monito.

Da Brasilia, dove partecipava al vertice dei Brics, Xi è intervenuto per la prima volta dalla nuova impennata di violenza partita lunedì in reazione alla morte dello studente 22enne Andrew Chow.

I persistenti “atti criminali” commessi a Hong Kong “hanno calpestato gravemente lo stato di diritto e l’ordine sociale”, compromettendo prosperità e stabilità, e mettendo “seriamente in discussione la linea di fondo del principio ‘un Paese, due sistemi'”, ha avvertito Xi, il cui pensiero è stato rilanciato dalla Xinhua.

Il leader cinese ha assicurato che Pechino “continuerà a sostenere con fermezza” la governatrice Carrie Lam nella guida della regione, l’azione della polizia e la magistratura “nella punizione dei criminali violenti”.

La sostanza è in linea con gli indirizzi sul dossier caldo di Hong Kong adottati dal quarto plenum del Partito comunista di ottobre, ma la forma è ancora più dura, quasi da ultimatum.

“La determinazione del governo cinese a salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo è irremovibile”, così come lo è “la determinazione a opporsi alle interferenze di qualsiasi forza esterna”. In altri termini, ha avvertito Xi, l’ex colonia è una questione interna che va gestita da Pechino.

Prima del monito del presidente, la giornata ha seguito il canovaccio dei giorni scorsi: mobilitazione già dal mattino per bloccare il traffico e il trasporto pubblico, della metro e di superficie; raduno alla pausa pranzo in Central, il distretto finanziario, e sit-in di proteste; barricate, scontri e guerriglia a macchia di leopardo; infine i blitz della polizia alle università, divenute – come ha detto il portavoce Tse Chun-Chung, denunciando il ritrovamento di sei frecce oltre che di diverse molotov – luoghi di “fabbricazione di armi” e “focolai di crimine”.

Nel pomeriggio il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo (la voce del Pcc), ha lanciato un tweet explosivo sull’imminente dichiarazione del coprifuoco per il weekend da parte del governo di Carrie Lam, salvo poi fare retromarcia.

Il direttore del tabloid, Hi Xijin, molto ben informato sugli umori di Pechino, ha spiegato la cancellazione del tweet dicendo “di aver verificato come l’informazione fosse stata ottenuta” e che “la conclusione è che i riscontri erano insufficienti a supportare la notizia”.

La sospensione delle lezioni scolastiche a Hong Kong intanto è stata prorogata fino a lunedì, in considerazione delle condizioni ancora precarie sulla sicurezza, ha comunicato l’Ufficio per l’Educazione dell’ex colonia.

Iniziate a giugno contro la legge sulle estradizioni in Cina, le proteste sono diventate un movimento di massa per chiedere riforme democratiche, a partire dal suffragio universale, con punte sempre più violente di alcune frange visto lo stallo del dialogo.

Il principio ‘un Paese, due sistemi’ citato da Xi è il modello che regola i rapporti tra l’ex colonia britannica e la Cina dal passaggio del 1997 della città da Londra a Pechino.

Ma l’erosione dell’autonomia di Hong Kong potrebbe avere un’accelerata brusca: il messaggio di Xi lascia pochi margini interpretativi.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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