Dall’ex Ilva all’Alitalia, le crisi che preoccupano l’Italia

Una veduta aerea dello stabilimento dell'Ilva di Taranto
Una veduta aerea dello stabilimento dell'Ilva di Taranto, 2 ottobre 2013. ANSA/UFFICIO STAMPA QUESTURA DI TARANTO

ROMA. – Sotto i riflettori in questo momento c’è l’ex Ilva, ma sono centinaia le crisi grandi e piccole, da Nord a Sud, che mettono a rischio il futuro di decine di migliaia di lavoratori. Al Ministero dello sviluppo economico sono circa 147 i tavoli aperti, numeri in linea con gli anni passati, ma che fanno capire come si tratti di una situazione sempre più strutturale.

Ecco di seguito le crisi al momento più calde:

ALITALIA. Dopo due anni e mezzo di amministrazione straordinaria, 1,3 miliardi di prestito ponte e sette proroghe, la vendita della ex compagnia di bandiera è ancora in attesa dell’offerta vincolante per la nuova Alitalia. Ci sta lavorando Fs, che ha scelto come partner Atlantia e il Mef e ora deve scegliere il socio industriale tra Delta e Lufthansa.

Scelta che arriverà “fra pochi giorni”, assicura l’a.d. Gianfranco Battisti in un’intervista, spiegando che si sta lavorando per individuare il partner entro il termine del 21 novembre. Battisti punta comunque a chiudere l’intera operazione “a marzo 2020”, come indicato dai commissari. Nei prossimi mesi si aprirà una delicata trattativa sindacale sugli esuberi, che potrebbero oscillare dai 2.500 chiesti da Delta ai 5-6 mila di Lufthansa.

WHIRLPOOL. Il rischio di chiusura della stabilimento di Napoli e dei suoi 400 lavoratori, è rientrato in extremis a fine ottobre (il primo novembre la produzione doveva essere interrotta) con il ritiro da parte della multinazionale americana (che aveva siglato un accordo con il Governo italiano nell’ottobre dello scorso anno, impegnandosi a mantenere aperto il sito produttivo di Napoli) della procedura di cessione.

Il sito che produce lavatrici resta però per l’azienda “insostenibile”. Questa mossa consente ora di avere del tempo per cercare una soluzione condivisa. Al momento non ci sono dati ufficiali sui tempi del confronto, ma sembra che la soluzione vada trovata entro marzo.

CONAD-AUCHAN. Il “salvataggio” di Auchan da parte di Conad ha un costo salato per i lavoratori del gruppo francese. Conad, che ha acquisito nel maggio scorso la rete di negozi Auchan in Italia (1.309 punti vendita), ha previsto nel piano industriale presentato a fine ottobre 3.105 esuberi sul totale di 16.140 dipendenti che lavoravano presso il gruppo francese al momento dell’acquisizione. Al tavolo di monitoraggio al Mise è emerso che gli eventuali esuberi saranno gestiti attraverso vari strumenti, dal pensionamento alla ricollocazione in Conad. I sindacati sono preoccupati e pronti ad inasprire lo stato di agitazione.

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