Di Maio: “Aggiornare patto di governo. E Renzi parli chiaro”

Forum Ansa con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio
Forum Ansa con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Roma, 8 novembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Un tagliando alla maggioranza dopo la manovra per dettagliare, e rafforzare, il patto di governo. Il ministro degli Esteri e capo politico M5S Luigi Di Maio, ospite del Forum ANSA, lancia la proposta ai Dem rispondendo alle sollecitazioni arrivate da Dario Franceschini.

Ma Di Maio guarda anche al Movimento, segnato mai come in questi giorni dalle divisioni, e annuncia, per l’anno prossimo, degli “stati generali” che aggiornino, di fatto, il manifesto politico e l’identità stessa dei Cinque Stelle. E’ sulla questione ArcelorMittal, innanzitutto, che Di Maio si sofferma, parlandone per la prima volta davanti alle telecamere. E il leader M5S va all’attacco dell’azienda e della Lega.

“Può succedere che un imprenditore sbagli i calcoli ma gli oneri vanno fatti rispettare, le cambiali non vanno fatte pagare allo Stato ma rimangono alle imprese”, sottolinea Di Maio secondo il quale, al momento, la soluzione è una: “Dobbiamo obbligare ArcelorMittal a restare a Taranto”.

Ma non alle nuove condizioni imposte dall’azienda. “Va bene il dialogo ma senza minacce. Chiedere di andare via da Taranto è un’azione inaccettabile. Mettere sulla strada 5.000 persone mi sembra assurdo”, incalza Di Maio. E il ministro punta il mirino contro Matteo Salvini.

“Ogni volta che io provavo a essere duro, la Lega si schierava con Arcelor. Ora ho capito perché: hanno investito in Arcelor e stanno battagliando ancora per la multinazionale e non per i lavoratori. Abbiamo smascherato il finto sovranismo”, attacca il leader del Movimento.

Anche sull’introduzione dello scudo penale Di Maio è netto: “Noi come M5s non siamo d’accordo. Che un emendamento sullo scudo lo presentino anche partiti della maggioranza senza un accordo è un problema della maggioranza stessa”.

Il nodo dello scudo penale si inserisce in un quadro critico della maggioranza. Con il fattore Matteo Renzi potenzialmente destabilizzante, soprattutto rispetto al suo sostegno a Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, non esaltato neppure nell’intervista di oggi a La Repubblica.

“Penso ai cittadini che aprono il giornale e leggono queste cose: uno magari ha il problema del figlio che non ha lavoro e deve leggere messaggi subliminali e citazioni. Dite le cose chiaramente, parlate chiaramente all’opinione pubblica”, sottolinea Di Maio, secondo il quale, comunque, l’alleanza di governo necessita di un tagliando: “Dobbiamo metterci di nuovo al tavolo con il Pd per creare un patto di governo più stringente”, spiega Di Maio che invece chiude, forse definitivamente, sull’idea di un’alleanza organica alle Regionali.

“Noi abbiamo sempre offerto una terza via e se M5s facesse un accordo con uno dei due poli non esisterebbe più, perché non ci sarebbe più la terza via”, è la tesi di Di Maio che, la settimana prossima, tornerà ad incontrare gli eletti in Calabria e Emilia-Romagna per fare il punto in vista del 26 gennaio. Più in generale, il Movimento è in un momento decisivo. Di Maio nega che il dissenso interno sia così esteso.

“Ci sono state sempre critiche di una parte, ma non è mai stata la maggioranza”, spiga il leader pentastellato prendendo ad esempio l’elezione dI Gianluca Perilli – scelto dal ministro come vice ad inizio legislatura – come capogruppo al Senato. Ma sottolineando, allo stesso tempo, come per il M5S sia arrivato il momento di una svolta: “Io non voglio passare il tempo a discutere di parole in politichese.

Nei prossimi mesi ci vedremo tutti, non solo gli eletti, e ci diremo quale idea di Paese vogliamo per i prossimi 10 anni”, annuncia. Ma nell’intervista c’è spazio anche per i dossier internazionali. A partire da quello Regeni. “A fine novembre è un anno da quando le due procure non si parlano più. Il procuratore del Cairo ha scritto una lettera al nostro procuratore per chiedere di riprendere le relazioni ma per me non è sufficiente, noi ci aspettiamo i fatti”, spiega Di Maio che rimarca come, sul tema, la Farnesina stia lavorando “al massimo delle proprie capacità”.

Così come fortissima è l’attenzione sulla Libia, a partire dal memorandum che l’Italia vorrebbe rinegoziare. Mantenendo, comunque, l’attuale in vigore. ” Se si pensa di far saltare la missione della guardia costiera libica togliamo un potenziale tappo a quei 700.000 migranti a piede libero in Libia”, avverte Di Maio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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