Caos Napoli, città e tifosi contro squadra: “Rispetto”

Tifosi ultras napolitani contestano i giocatori azzurri. (DirettaNews)

NAPOLI. – Il coro “giocatori mercenari”, lo striscione “rispetto”, i fischi a ogni tocco di palla di Insigne, Allan, Koulibaly, Callejon. A due giorni dall’ammutinamento dei calciatori che hanno rifiutato di andaré in ritiro dopo il pareggio con il Salisburgo e due punti nelle ultime tre gare di campionato, la parola oggi è stata dei tifosi, della città, tutti schierati compatti nel criticare la scelta degli azzurri.

Una tensione fortissima, palpabile sui social network, nei bar, sui luoghi di lavoro,in metropolitana, ma che oggi è scoppiata allo stadio San Paolo dove i calciatori si sono allenati.

Nonostante il caos, infatti, il Napoli ha confermato la seduta programmata allo stadio e riservata agli abbonati che si è trasformata in un attacco collettivo alla squadra, in nome di un concetto che i tifosi sottolineano sempre: “viene prima la maglia”.

L’attacco più violento è arrivato dagli ultras delle curve, non abbonati ma che in centinaia si sono presentati davanti alla rampa riservata all’ingresso delle auto e dei taxi dei calciatori.

Striscioni, cori “calciatori mercenari siete voi”, senza dimenticare un po’ di contestazione anche al presidente De Laurentiis. Ma stavolta nel mirino ci sono i campioni che, affermano i tifosi, devono rispettare le consegne del datore di lavoro.

Loro, gli azzurri, si sono allenati in silenzio davanti a circa 200 spettatori che li hanno beccati per tutto l’allenamento, chiuso alla stampa. Alla fine solo Mertens ha cercato di riannodare un filo d’affetto andando a salutare i tifosi sotto le tribune e lanciando loro la maglia. Unico non criticato, Carlo Ancelotti.

La frattura però è profondissima come emerge anche dai post sui profili social del Napoli e dei calciatori. “Un operaio fa gli straordinari per i figli e voi che guadagnate milioni vi lamentate?”, scrive un tifoso, mentre un altro la butta  sull’ironico: “Vabbè come si fa nelle aziende, la prossima volta chiamatelo team building”.

Al centro delle critiche soprattutto Lorenzo Insigne: la maggioranza vuole che gli sia tolta la fascia di capitano, molti chiedono però che vada via da Napoli “già a gennaio”, si legge in alcuni commenti.

Intanto sui social e sui whatsApp girano in queste giorni le ricostruzioni più fantasiose della notte della ribellione. La versione veritiera, emerge, è quella dell’idea della squadra di chiedere lo stop del ritiro a De Laurentiis al suo ingresso negli spogliatoi dopo il Salisburgo.

Un’intenzione di cui i giocatori parlavano e che, in attesa dell’arrivo del patron, è arrivata all’orecchio del vicepresidente e figlio Edoardo De Laurentiis che ha detto ai giocatori di rispettare le decisioni del padre.

A quel punto è scattata la rivolta, sono volati insulti, alcuni stavano per passare alle mani con De Laurentiis jr. e poi la squadra ha deciso di lasciare lo stadio, rifiutando il ritiro senza attendere di parlare con il presidente.

La città si è schierata, De Laurentiis con i suoi legali prepara le dure sanzioni contrattuali, la squadra può rispondere ora solo in campo, vincendo a cominciare da sabato con il Genoa.

E proprio in vista dell’impegno, la squadra domani andrà in ritiro, scelte inusuale alla vigilia di una gara serale, ma già adottata prima della sosta delle nazionali.

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