Pensioni: Sindacati chiedono segnali per uscita donne

Pensionate siedono in un parco.
Pensionate siedono in un parco. ANSA/LUCA ZENNARO)

ROMA. – Il Governo è pronto a riaprire il cantiere pensioni dall’anno prossimo ma i sindacati, pur apprezzando la disponibilità al confronto, chiedono segnali già da questa manovra di bilancio a partire dalla rivalutazione delle pensioni e da interventi a favore del pensionamento delle donne, le più penalizzate dalla stretta introdotta dalla reforma Fornero e poco coinvolte negli strumenti introdotti in seguito per l’uscita anticipata come l’Ape sociale e la Quota 100.

Nell’incontro avuto oggi con la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo – i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e delle federazioni del pensionati hanno ribadito la richiesta di un recupero dell’inflazione che non si limiti solo ai redditi da pensione fino a quattro volte il minimo (2.029 euro lordi al mese) ma hanno chiesto anche di guardare alla situazione delle donne costrette da quest’anno ad aspettare per la gran parte i 67 anni per la pensione di vecchiaia mentre gli uomini in maggioranza riescono a lasciare il lavoro con la pensione anticipata.

Ancora quest’anno si subisce l’innalzamento a gradini dell’età di vecchiaia per equipararla a quella degli uomini della legge Fornero con le donne del 1953, in assenza di un numero congruo di contributi, costrette a rincorrere la pensione fino al 2020 (mentre quelle del 1952 sono riuscite ad uscire nel 2016).

“Le vere vittime del sistema previdenziale sono le donne – ha spiegato il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga – le donne sono appena un quarto di coloro che fanno domanda di Quota 100”. Il requisito di 38 anni di contributi (a fronte di 62 anni di età) è spesso troppo alto per le donne.

“Si faccia una Quota 100 rosa – ha sottolineato il segretario confederale della Uil Domenico Proietti – si abbassi il requisito contributivo a 36 anni oppure si riduca il requisito di un anno per ogni figlio”.

Un segnale per le donne è stato richiesto anche da Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil che chiede di guardare alle condizioni dei pensionati estendendo la quattordicesima e dando una migliore indicizzazione delle pensioni.

Mentre più in generale sul tema del lavoro il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano ha assicurato come sulla “questione meridionale è soprattutto femminile, sul lavoro delle donne abbiamo bisogno di un provvedimento ad hoc, shock, per favorire l’occupazione femminile. Una discriminazione positiva del costo del lavoro delle donne, che non sia solo temporanea ma durevole. Su questo stiamo lavorando, è un pezzo del piano per il Sud”.

I sindacati chiedono al Governo anche di riflettere sull’importanza della previdenza complementare introducendo un altro semestre di silenzio assenso per l’adesione alla previdenza integrativa. Intanto la Covip ha diffuso i dati sui primi nove mesi del 2019 secondo i quali si è registrata una crescita delle adesioni del 3% che ha portato le posizioni nel complesso a nove milioni.

Il rendimento dei fondi integrativi negli ultimi 9 mesi è comunque stato molto migliore di quello del Tfr (appena l’1,2%) con un picco per i fondi pensione aperti del 7,2% medio (6,4% per i fondi negoziali).

Negli ultimi 10 anni a fronte di una rivalutazione media annua del Tfr del 2% i rendimenti dei fondi pensioni aperti sono stati del 4,1% e quelli dei fondi negoziali del 3,7%. Per i Pip nuovi i rendimenti medi annui sono stati tra il 2008 e il 2018 del 2,7% per le gestioni separate e del 4% per l’Unit linked.

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