Accordo maggioranza sulle prime riforme costituzionali

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato, Roma 10 settembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – La maggioranza che sostiene il governo ha raggiunto l’intesa sulle prime riforme costituzionali da accompagnare alla riduzione del numero dei parlamentari. I testi saranno depositati la prossima settimana alle Camere, dando il via all’iter parlamentare.

E’ l’esito della riunione tenutasi alla Camera tra il ministro delle Riforme Federico D’Incà e rappresentanti di M5s-Pd-Iv-Leu e del gruppo delle Autonomie. Nei testi approvati la base elettorale del Senato passa da regionale a circoscrizionale e i delegati di ogni regione per l’elezione del Presidente della Repubblica passano da 3 a 2, “in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze”, spiega una nota.

“Precedentemente al taglio dei parlamentari e nei tempi previsti, la maggioranza in maniera coesa ha concluso in modo positivo e in un clima costruttivo la prima parte dell’iter che porterà alle riforme”, prosegue il comunicato. “Il documento di maggioranza aveva previsto entro fine ottobre testi condivisi su tre aspetti – ricorda Stefano Ceccanti del Pd -. Il primo era l’aggiunta dell’equiparazione a 25 anni dell’elettorato passivo al Senato (dove attualmente è a 40 anni) rispetto a quello della Camera che sarà aggiunto nei prossimi giorni alla riforma sull’elettorato attivo a 18 anni (oggi al Senato è 25) già in corso di esame a Palazzo Madama”.

“Gli altri due aspetti sono stati definiti in un testo che sarà presentato alla Camera – spiega Ceccanti -. Riguardano in primo luogo il superamento della base regionale per l’elezione del Senato in favore di una base circoscrizionale, in altri termini per poter avere, se lo si vorrà, un sistema del tutto analogo a quello della Camera, anche per ovviare ai problemi aperti per le Regioni medio-piccole con la riduzione dei parlamentari.

In secondo luogo per ridurre da tre a due i delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica. Riportando in quel collegio le proporzioni precedenti alla riduzione dei parlamentari. Entrerà in vigore dopo la prima elezione delle nuove Camere a numeri ridotti”.

(di Luca Laviola/ANSA)

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