Green economy o Italia rischia calo Pil fino al 10%

Un fiume di fango invade Varnazza, in Liguria, a seguito delle pioggie nel 2011.(focus.it)

ROMA,. – L’Italia è un hot spot europeo per i cambiamenti climatici. Se non si arresterà la crescita delle emissioni di Co2 si rischia un calo del Pil fino al 10% (130 miliardi di euro l’anno) e un aumento delle disuguaglianze nord-sud con una distanza fino al 60% nella seconda metà del secolo.  Le regioni adriatiche saranno quelle più a rischio rispetto a quelle tirreniche.

Questi i dati principali della Relazione 2019 che sarà presentata in apertura degli Stati Generali della Green Economy, alla Fiera di Rimini il 5 e 6 novembre in occasione di Ecomondo, con un focus sugli “Impatti economici dei cambiamenti climatici in Italia” realizzato dall’European Institute on Economics and the Environment in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e  Italy4Climate.

In particolare le regioni meridionali e le isole maggiori riportano perdite del 5-15 per cento nel 2050 e del 5-25 per cento nel 2080, ma anche al nord si registreranno spiccate perdite nelle aree del veneziano.

Lo Studio prende poi in considerazione i danni economici nei vari settori confrontando i principali studi internazionali. L’Italia risulta il Paese europeo con la più alta esposizione economica al rischio alluvionale.

In uno scenario di aumento di temperatura comparabile in cui si superino i 2 gradi prima del 2050 e i 3 gradi al 2070, i costi diretti in termini di perdita attesa di capitale infrastrutturale si aggirerebbero tra 1 e 2,3 miliardi di euro annui nel periodo 2021-2050, e tra 1,5 e 15,2 miliardi di euro annui nel periodo 2071-2100. Quest’ultima cifra corrisponderebbe a un aumento di circa 7 volte dei danni sperimentati dal Paese in condizioni di clima inalterato.

Inoltre inondazioni costiere e innalzamento del livello del mare e scarso innevamento come conseguenza dell’innalzamento delle temperature peseranno sul turismo estivo e invernale. A causa delle inondazioni costiere le perdite attese al 2050 raggiungerebbero i 650 e i 950 milioni di euro e i 3,1 e i 5,7 miliardi di euro nel 2100.

Con un aumento di 4 gradi e linea di affidabilità delle nevi (Lan) a 2.100 metri, le stazioni sciistiche al di sopra della Lan in tutto l’arco alpino italiano si ridurrebbero a solo il 18% di quelle attualmente operative.

“Il nuovo Governo – ha osservato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – ha posto fra le priorità programmatiche un Green New Deal.

Proposta che gli Stati Generali della Green Economy sostengono da qualche anno come via per affrontare crisi climatica e rilancio dello sviluppo sostenibile dell’Italia basato sulla green economy”.

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)

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