Dopo il taglio dei parlamentari, battaglia sulla legge elettorale

Palazzo di Montecitorio, sede del Parlamento. Roma.
Palazzo di Montecitorio, sede del Parlamento. Roma.

ROMA. – Dopo l’intesa sul taglio dei parlamentari, al via la battaglia interna alla maggioranza sulla futura legge elettorale. Il vertice politico si terrà prima di martedì, quando il taglio arriverà in Aula. Intanto, si sono riuniti i capigruppo della maggioranza di Camera e Senato per avviare il confronto, raggiungendo anche un’intesa sui tempi con cui andare avanti.

Accordo anche sulla decisione di uniformare le modalità di voto, sia quello attivo, sia quello passivo, tra Senato e Camera. Del resto, proprio Pd e Leu, nell’ambito dell’intesa sul programma di governo, avevano chiesto e ottenuto dai Cinque Stelle che la riduzione dei parlamentari, cavallo di battaglia del Movimento, venisse accompagnata da altre importanti modifiche della Costituzione e dei regolamenti parlamentari.

In particolare si discute sul fatto che il Senato non sia più eletto su base regionale ma su base interregionale: in questo modo anche i piccoli avranno accesso a Palazzo Madama. Si ipotizza anche un’elezione al Senato su base circoscrizionale, come la Camera, vale a dire che il recupero dei resti è su base nazionale e quindi anche con questo metodo i piccoli entrerebbero.

Sul tavolo del confronto anche il taglio del numero dei delegati regionali che partecipano all’elezione dl presidente della Repubblica, quindi l’introduzione della sfiducia costruttiva e la modifica dei Regolamenti di Camera e Senato, in modo che si possano formare gruppi parlamentari con un numero inferiore di senatori e deputati rispetto ad oggi.

Al termine della riunione dei capigruppi, il presidente dei deputati dem, Graziano Delrio, elenca quanto meno l’intesa sui tempi: “C’è l’impegno a definire l’avvio della riforma della legge elettorale entro la fine dell’anno. Quindi – prosegue l’ex ministro – l’impegno a sottoscrivere entro martedì un impegno sul quadro e sui tempi delle riforme da attuare per bilanciare il taglio dei parlamentari”.

Intesa confermata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Federico D’Inca (M5S) che parla di “tempi brevi sulla legge elettorale” e modifiche costituzionali “le più urgenti” entro il mese di ottobre, con una verifica su una seconda parte di riforme che dovrebbero essere completate “entro dicembre”.

Se c’è concordia sui tempi, resta la tensione tra Pd e Italia Viva sul nodo centrale, quello del futuro sistema elettorale: il segretario dem Nicola Zingaretti ha già dichiarato che combatterà contro il “proporzionale puro”. E’ nota la sua preferenza per un proporzionale con soglia alta, almeno il 4%, oppure un doppio turno nazionale con possibilità di dichiarare una alleanza tra il primo e il secondo turno.

L’ex premier Matteo Renzi pensava a un proporzionale ma la strada resta aperta anche ad altre opzioni come conferma con chiarezza Ettore Rosato: “Si vuole cambiare la legge elettorale? Accetteremo quello che è un compromesso, su cui però lavoreremo insieme. Noi abbiamo sempre detto che siamo favorevoli ad un sistema maggioritario”, ha spiegato il deputato di Italia Viva.

A chi gli ha chiesto se in realtà Italia Viva fosse favorevole al proporzionale, Rosato ha risposto: “un piccolo partito, supponendo che noi fossimo tali, ha più spazio in un sistema maggioritario”. La sintesi viene da un costituzionalista del Pd come Stefano Ceccanti: “Ci sono due modelli di legge elettorale su cui laicamente ci si confronta: un proporzionale selettivo con alta soglia o un maggioritario ragionevole, ovvero a doppio turno, come accade nei contesti in cui vi è frammentazione iniziale”. E’ quello che avevamo promesso e che stiamo facendo”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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