Vaticano: indagine su Segreteria di Stato e Aif, sospesi cinque dirigenti

Una veduta della Cupola di San Pietro dall'interno di Castel Sant'Angelo, a Roma.
Una veduta della Cupola di San Pietro dall'interno di Castel Sant'Angelo, a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

CITTA’ DEL VATICANO. – Che sulle operazioni finanziarie del Vaticano fosse scoppiata una nuova bufera lo si era capito con la notizia di ieri sul sequestro di documenti e pc in Segreteria di Stato e all’Autorità di informazione finanziaria. Ma adesso l’indagine dei pubblici ministeri d’Oltretevere ha prodotto i primi, clamorosi provvedimenti.

A quanto scrive l’Espresso, il Corpo della Gendarmeria ha spedito una disposizione di servizio al personale interno dello Stato e alle Guardie Svizzere che controllano gli accessi, che segnala che 5 persone da oggi sono state “sospese cautelativamente dal servizio”.

Si tratta di due funzionari della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello, minutante dell’Ufficio Protocollo, e Fabrizio Tirabassi, minutante dell’Ufficio Amministrativo, di un’addetta all’amministrazione, Caterina Sansone, e di due alti dirigenti vaticani: mons. Maurizio Carlino, da poche settimane capo dell’Ufficio Informazione e Documentazione, e il direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza, il giovane esperto, genero dell’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, chiamato cinque anni fa a dirigere l’anti-riciclaggio in Vaticano nell’Authority presieduta dalla svizzero René Bruelhart.

“I suddetti”, si legge nella nota corredata di foto e firmata dal comandante Domenico Giani, “potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae”.

L’indagine è solo agli inizi, ma risulta all’Espresso che le “operazioni finanziarie compiute nel tempo”, al centro delle indagini secondo il comunicato di ieri della Sala stampa vaticana, riguardano alcune compravendite immobiliari milionarie all’estero, in particolare immobili di pregio a Londra, e alcune “strane” società inglesi che avrebbero partecipato al business.

Per la cronaca, Tirabassi gestisce gli investimenti finanziari nella Segreteria di Stato, nell’Ufficio Amministrativo, posizione molto delicata occupandosi tra l’altro dell’Obolo di San Pietro, che ha visto il suo storico numero uno, mons. Alberto Perlasca, traslocare lo scorso 26 luglio, quando papa Francesco l’ha nominato promotore di Giustizia al Tribunale della Segnatura Apostolica.

Gli investigatori starebbero inoltre analizzando proprio alcuni flussi finanziari dei conti su cui transita appunto l’Obolo di San Pietro, l’insieme delle offerte di denaro fatte dai fedeli e inviate al Papa per essere redistribuite a sostegno della missione della Chiesa e delle opere di carità. Ma anche e soprattutto per il sostentamento dell’apparato vaticano.

Nel 2015, i conti e gli investimenti da fondi provenienti dall’Obolo avevano raggiunto la somma record di quasi 400 milioni di euro. Ogni conto e spostamento di denaro adesso è stato messo sotto i raggi X, per vedere se alcune irregolarità ipotizzate nascondono qualcosa di più grave.

Le denunce fatte dallo Ior e dal Revisore generale interesserebbero un arco temporale recente, quando gli uffici messi nel mirino della magistratura, quelli della Prima Sezione “Affari Generali” della Segreteria di Stato, erano guidati da mons. Angelo Becciu, ex sostituto diventato nel maggio 2018 prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi e cardinale, tra le personalità vaticane più vicine a papa Francesco.

Mons. Carlino, appena sospeso da ogni funzione, è stato per anni il segretario personale del porporato. Secondo quanto apprende l’ANSA da fonti vaticane, comunque, “mons. Mauro Carlino non aveva alcuna autorizzazione per compiere operazioni finanziarie, ma aveva solo compiti di amministrazione”.

Per quanto riguarda ciò che emerge dall’inchiesta, le stesse fonti sottolineano che per un ufficio come quello dell’Obolo di San Pietro è “normale” procedere ad investimenti, e magari, anziché delle irregolarità, potrebbero essere stati commessi “errori”.

(di Fausto Gasparroni e Nina Fabrizio/ANSA)

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