Barr ha chiesto aiuto all’Italia su origini Russiagate

Il ministro della Giustizia americano, William Barr, parla sotto lo sguardo del Presidente Donald Trump durante una dichiarazione dal Rose Garden della Casa Bianca a Giugno scorso. (Alex Wong/Getty Images)

NEW YORK. – Il ministro della Giustizia americano, William Barr, ha chiesto all’Italia di aiutare l’amministrazione Trump a fare chiarezza sulle origini del Russiagate e in particolare sull’operato di Fbi e Cia nelle elezioni del 2016.

Un’inchiesta con la quale Donald Trump si augura di “screditare” le indagini dell’ex procuratore speciale Robert Mueller.

Secondo quanto riportano il New York Times e il Washington Post, Barr nei giorni scorsi sarebbe per questo “volato in Italia” dove avrebbe incontrato venerdì scorso alcuni alti funzionari dello stato.

Il Dipartimento di Giustizia non precisa se gli incontri abbiano riguardato o meno l’indagine sulle elezioni americane del 2016. Ma secondo le indiscrezioni del Washington Post, Barr  avrebbe chiesto all’Italia assistenza sull’indagine condotta da John Durham, il procuratore del Connecticut chiamato a fare chiarezza proprio sulle origini del Russiagate e a stabilire se la raccolta di informazioni dell’Fbi nel 2016 sulla campagna elettorale di Donald Trump sia stata appropriata.

La visita non sarebbe stata la prima di Barr in Italia per incontrare esponenti dell’intelligence del nostro Pese, aggiunge il Washington Post, precisando che richieste analoghe sono state avanzate anche ad altri governi. Barr – riporta il quotidiano – sarebbe stato infatti impegnato in una serie di incontri privati con funzionari di intelligence stranieri “cercando aiuto per l’indagine del Dipartimento di Giustizia che Trump si augura siano in grado di screditare l’esame delle agenzie di intelligence americane sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016”.

Fra i paesi stranieri ai quali l’amministrazione Trump avrebbe chiesto aiuto c’è l’Australia. Trump – riporta il New York Times – avrebbe fatto pressione sul premier Scott Morrison affinché aiutasse Barr a raccogliere informazioni per squalificare l’inchiesta di Muelllere.

Le pressioni sarebbero avvenute nel corso di una conversazione telefonica, la cui trascrizione sarebbe stata limitata ad alcuni consiglieri di Trump.

Non è casuale che il presidente americano si sia rivolto proprio all’Australia. L’inchiesta dell’Fbi sulle interferenze della Russia nelle elezioni del 2016 è infatti iniziata dopo che alcuni funzionari australiani hanno riferito che Mosca aveva aperto alla campagna di Trump per la pubblicazione di informazioni dannose su Hillary Clinton.

I funzionari australiani hanno condiviso l’informazione con l’Fbi dopo aver incontrato a Londra nel maggio del 2016 George Papadopoulos, l’ex della campagna di Trump. Proprio Papadopolous ha riferito agli australiani che la Russia aveva informazioni su Hillary Clinton e che Mosca era in possesso di migliaia di scambi di email fra Clinton e l’accademico Joseph Mifsud.

L’ultima volta che è stato avvistato Mifsud lavorava come “professore in visita” a Roma. Poi sarebbe sparito, precisa il New York Times.

Il viaggio in Italia di Barr ha preceduto quello del segretario di Stato Mike Pompeo, atteso a Roma nelle prossime ore. Proprio Pompeo è nel mirino per aver partecipato alla telefonata fra Trump e il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, quella al centro dell’avvio dell’indagine per un possibile impeachment del presidente.

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