Hong Kong, Xi tende la mano ma la tensione è alle stelle

La polizia militare spara lacrimogeni ai manifestanti durante le proteste desgli ultimi mesi ad Hong Kong. (Huffington Post)

PECHINO. – Xi Jinping ha sollevato il calice di vino rosso per un brindisi ai 70 anni della fondazione della Cina comunista, alla sua forza e prosperità, e all’amicizia e cooperazione con gli altri Paesi, macchiato però dall’esplicita ammissione dei grattacapi Hong Kong e Taiwan.

Nell’ex colonia britannica, la tensione è salita alle stelle alla vigilia dell’anniversario costitutivo della Repubblica popolare tra l’allarme della polizia sulle contro celebrazioni definite “molto pericolose” e il rilancio dei manifestanti sulla presenza di migliaia di persone che, sfidando tutti i divieti, si riverseranno nelle strade “senza paura” e pronti a tutto.

Nella Grande sala del popolo su piazza Tienanmen, tra i 4.000 ospiti della cena di gala nella Banquet Hall, la governatrice Carrie Lam, ben visibile ai tavoli vicini alla leadership cinese, ha ascoltato applaudendo le parole di Xi.

“Continueremo ad applicare in pieno il principio ‘un Paese due sistemi'” sia per Hong Kong sia per Macao, mantenendo “un alto livello di autonomia”, ha detto il presidente nel suo breve discorso.

“Agiremo nello stretto rispetto della costituzione e della Basic Law. Hong Kong e Macao prospereranno e progrediranno insieme alla madrepatria e avranno un futuro ancor più luminoso”, ha aggiunto Xi in quella che è apparsa un’apertura all’ex colonia, scossa da mesi di proteste pro-democrazia.

Una mano tesa che ha invece assunto un tono diverso combinato col passaggio su Taiwan, allontanatasi dopo la guerra civile nel 1949: “La completa riunificazione della madrepatria è un trend inevitabile ed è quello a cui aspira il popolo cinese. Nessuna forza potrà fermare questo trend”.

I toni sono stati edulcorati visto il contesto, ma la sostanza è la stessa: le aspirazioni cinesi sull’unità territoriale della nazione restano immutate.

Da Hong Kong, invece, sono rimbalzati per tutta la giornata i segnali di forte tensione. “Un nocciolo duro di rivoltosi sta aumentando la violenza. Profondità e ampiezza della violenza e i loro piani dimostrano che stanno avvicinandosi sempre più al terrorismo”, ha tuonato il sovrintendente John Tse in conferenza stampa.

Sono 157 le persone arrestate nel weekend, in gran parte domenica: la polizia ha usato 328 cariche di lacrimogeni, 306 proiettili di gomma e uno reale in aria come avvertimento.

Mentre Pechino è pronta alla parata con 15.000 militari per rivendicare lo status di superpotenza mondiale, a Hong Kong è stato confermato il divieto della polizia alla ‘National Day democracy march’ a causa dei timori sulla sicurezza. I

l Civil Human Rights Front, il gruppo delle mobilitazioni pacifiche di massa, ha gettato la spugna dopo il quarto diniego. “Hong Kong sta avendo ora sempre meno libertà e sta diventando come Pechino”, ha affermato la portavoce Bonnie Leung.

In tal senso, un segnale è il raddoppio delle truppe cinesi sul territorio dell’ex colonia, portate dalle 3-5.000 unità prima delle proteste alle attuali 10-12.000. L’agenzia Reuters ha trovato conferme citando alcuni diplomatici: a fine agosto quella che Pechino presentò come una “rotazione di routine” delle truppe fu invece un vero e proprio rafforzamento.

In prima linea c’è ora la People’s Armed Police (Pap), forza paramilitare anti-rivolte e di sicurezza interna che fa capo direttamente al presidente Xi. La sua presenza potrebbe anche spiegare l’inasprimento dell’azione della polizia.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

Lascia un commento