Fine vita, M5s e Pd cercano l’intesa: “Ma niente eutanasia”

Il presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi durante l'udienza pubblica sul caso dell'aiuto al suicidio di Dj Fabo, Palazzo della Consulta, Roma
Il presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi durante l'udienza pubblica sul caso dell'aiuto al suicidio di Dj Fabo, Palazzo della Consulta, Roma, 24 settembre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Con la nuova maggioranza giallo-rossa sembra più agevole per il Parlamento rispondere all’invito della Corte Costituzionale a varare una legge sull’aiuto al suicidio. Esponenti di M5s e del Pd che hanno seguito il dossier, hanno infatti espresso fiducia nella possibilità di un’intesa, dopo che per un anno M5s e Lega non avevano trovare un punto di caduta.

In gioco entrano anche aspetti di “politica ecclesiastica” da parte dei partiti, specie Pd e Lega, mentre la Cei ha tuonato contro la sentenza della Corte Costituzionale. Intanto si apre lo scontro tra i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico a Maria Elisabetta Casellati, su quale Camera dovrà iniziare per prima l’esame della legge.

La presidente della Commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo, che aveva cercato una mediazione anche con la Lega, ha cercato di sminare il campo, sottolineando che nella sentenza della Corte “non c’è niente che possa far pensare ad un via libera all’eutanasia”; un chiarimento sul perimetro entro cui intende muoversi il M5s, visto che sono state depositati ddl proprio sull’eutanasia.

“E’ ovvio – ha aggiunto – che la legge sarà ispirata ai principi richiamati dall’Alta Corte e seguirà quei binari”: quindi solo depenalizzazione dell’aiuto al suicidio in determinate circostanze indicate in modo preciso dalla Corte.

Ancora più netto il presidente della Camera, Roberto Fico: “La Consulta si e’ espressa in un modo molto chiaro, il Parlamento adesso dovrà darsi da fare e lavorare al meglio nel solco di ciò che ha espresso la Corte”.

Un modo per tranquillizzare l’ala cattolica liberale, forte sia in M5s che nel Pd, disponibile alla mediazione; e infatti il capogruppo Dem in Commissione Alfredo Bazoli, anch’egli cattolico liberale, pur ammettendo la “complessità” di una serie di nodi, si dice convinto che “la nuova maggioranza riuscirà a fare la legge”

Da un punto di vista del dibattito pubblico non sarà facile, anche perché i media tendono a dare spazio ai fronti estremi, numericamente minoritari in Parlamento. Un “mai” alla legge arriva da Matteo Salvini, Giorgia Meloni, e dai cattolici intransigenti della Lega, (Simone Pillon e Alessandro Pagano) o di Fi (Antonio Palmieri o Lucio Malan).

Ma tra gli “azzurri” ci sono anche voci favorevoli, come Renata Polverini, Iole Santelli o Franco Dal Mas: “ci sono sensibilità diverse” ammette la capogruppo in Senato Annamaria Bernini. Nel Pd, la folta schiera dei cattolici liberali, da Graziano Delrio, a Stefano Ceccanti allo stesso Bazoli, ma anche esponenti della sinistra interna come Giuditta Pini, cercano di frenare gli esponenti radical, come Monica Cirinnà o Alessandro Zan, questi favorevole all’eutanasia.

Infatti c’è anche il tema della politica ecclesiastica: “non possiamo – spiega Bazoli – perdere l’interlocuzione con la Cei, specie di questa Cei che non è quella di Ruini”. La Lega invece punta proprio al mondo cattolico intransigente, e a quella realtà tradizionalista che mette in discussione papa Francesco.

A spingere sul raffreddamento del clima è stato Matteo Renzi, che ha invitato a “deideologizzare il dibattito”, ed anche Stefano Fassina (Leu) che ha citato mons. Bruno Forte: “siamo di fronte a una questione drammatica, nessuno canti vittoria”.

Quanto al governo, il ministro Luigi Di Maio ha confermato che se ne terrà fuori, come disse il premier Conte nel discorso sulla fiducia, lasciando la parola al Parlamento. Qui si potrebbe aprire una querelle procedurale.

La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha detto che Palazzo Madama dovrà esaminare “immediatamente” il tema, che però era stato incardinato alla Camera, come ha ricordato Fico: “ricominciare da capo significherebbe perdere altro tempo e sono certo – ha sottolineato – che l’obiettivo comune di tutti gli attori istituzionali sia invece quello di non perdere ulteriore tempo”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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