Addio a Chirac, per i francesi il presidente più amato

L'expresidente francese Jacques Chirac. (France 24)

PARIGI.  – Nessuno mai più come lui: i francesi piangono Jacques Chirac e sentono oggi che un presidente come lui – criticabile e incorreggibile ma combattente e seduttore – non tornerà mai più all’Eliseo. Per tutti, lo ha detto stasera Emmanuel Macron, salutando “l’uomo di Stato che ci amava quanto lo amavamo noi”.

Lo hanno criticato per i suoi difetti e le sue bugie, lo hanno amato quando ha detto no alla guerra di Bush in Iraq ma soprattutto quando si sedeva con loro al tavolo dei bistrot. Con un boccale di birra, la sigaretta, ordinando testina di vitello, il suo piatto preferito.

A 86 anni, indebolito dalla malattia, si è spento “serenamente”, circondato dai suoi cari, nella casa parigina. Un ictus lo aveva colpito nel 2005, ma non ebbe ragione del guerriero della politica, che rimase al suo posto altri due anni prima di cedere il posto a Nicolas Sarkozy.

Un successore che lui mai considerò suo erede, e che a casa Chirac era stimato soprattutto dalla première dame, Bernadette.

Quinto presidente della Quinta repubblica, Chirac ha avuto una parabola politica unica per la durata e per il prestigio delle cariche ricoperte. Anima del neogollismo, capo del suo partito, due volte primo ministro, 12 anni presidente della Repubblica, 18 sindaco di Parigi.

Ma quella che per i francesi resterà la qualità unica e irripetibile del presidente Chirac è stata la sua carica umana, la capacità di stare in mezzo alla gente, di privilegiare il sorriso e la stretta di mano a qualsiasi frase o discorso.

In lui, in quell’omone di un metro e novanta, prestante e gioviale, marito per 60 anni ma chiacchieratissimo amante sempre in fuga, con i suoi vizi e i suoi eccessi, si riconoscevano e si sentivano protetti.

La sua vita privata, il suo rapporto d’altri tempi con Bernadette, rampolla della nobiltà che sposò a 23 anni, sono stati movimentati. Due figlie: una, Laurence, particularmente sfortunata, morta nel 2016. L’altra, Claude, suo inseparabile braccio destro.

Tante le love story che gli furono attribuite, fra queste quella con Claudia Cardinale, alla quale lo legava comunque un’affettuosa amicizia.

Una delle chiavi del rapporto di Chirac con la Francia era il legame con la terra, con il paese profondo, con quella Corrèze che era diventata sua. C’era andato da bambino, a scuola nel paesino di Sainte-Féréole, dove il nonno materno era maestro. E c’era ritornato per costruire il suo destino politico, basato proprio su una relazione strettissima con gli agricoltori.

Il servizio militare lo fece in Algeria, dopo essersi diplomato nella prestigiosa scuola dell’Ena. Nel 1967 fu eletto per la prima volta deputato, per tutti gli anni Settanta fu più volte ministro, e premier di Valéry Giscard d’Estaing.

Fondò nel 1976 il Rassemblement pour la République (RPR) e l’anno dopo fu eletto sindaco di Parigi per il primo di 3 mandati. Nel 1981 Giscard lo batté al primo turno delle presidenziali, poi vinte dal candidato socialista Francois Mitterrand. Del quale Chirac diventò premier nella prima coabitazione della Quinta Repubblica.

Seconda sconfitta nella corsa all’Eliseo, stavolta nel testa a testa con Mitterrand, nel 1988. Memorabile il duello fra i due in tv, con il socialista in carica che lo beffò chiamandolo a ripetizione “monsieur le premier ministre”.

Fu il momento più difficile. Chirac era diventato il símbolo del perdente, l’eterno secondo come lo dipingevano ogni será nella striscia satirica dei Guignol di Canal Plus. Non mollò e la rivincita giunse nel 1995, contro il socialista Lionel Jospin.

Fra i momenti di svolta dei suoi due mandati, la fine dei test nucleari in Polinesia, la posizione netta contro la seconda guerra in Iraq nel 2003, la vittoria al ballottaggio contro Jean-Marie Le Pen, il riconoscimento delle colpe della Francia nella Seconda guerra mondiale, la fine del servicio militare obbligatorio.

E, alla luce delle battaglie sul riscaldamento climatico di oggi, il suo grido d’allarme già nel 2002: “La nostra casa brucia e noi ci giriamo dall’altra parte”.

Nel 2011, 4 anni dopo l’uscita dall’Eliseo, fu condannato, primo e unico presidente francese, a 2 anni con la condizionale per lo scandalo dei falsi impieghi al Comune di Parigi, quando lui era sindaco.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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