Università: in Lombardia sempre più stranieri, +13% in un anno

Aula universitaria
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MILANO. – Le università della Lombardia attraggono sempre più studenti stranieri. In un solo anno accademico (dal 2016-17 al 2017-18) l’aumento è stato del 13%. La nona indagine sull’ ‘Internazionalizzazione degli atenei di Milano e della Lombardia’, mostra come gli studenti stranieri arrivino da quasi tutti i Paesi del mondo (inclusi, ad esempio, Mongolia, 7, e Corea del Nord, 2).

Il numero maggiore però è di origine cinese (2120). Cina seguita da Turchia (1.138), India (1.075) e Iran (995). Gli studenti asiatici nelle 13 università prese in esame, di cui 8 a Milano (Cattolica, Humanitas University, IULM, Bocconi, Politecnico di Milano, Milano Bicocca, Statale di Milano, San Raffaele, LIUC, Università di Bergamo, di Brescia, di Pavia e Università degli Studi dell’Insubria) sono il 39%, poco meno degli europei che sono il 41%.

Nella maggior parte dei casi gli stranieri scelgono corsi Stem, ovvero scientifici (il 52,4%) e, in misura minore, arte e design (6,2%). Il loro inserimento è facilitato dal numero di corsi che vengono offerti in inglese: nelle università di Milano sono il 18%, in Lombardia il 16% contro una media nazionale del 9%.

L’internazionalizzazione delle università passa anche dal numero di studenti italiani che fanno esperienze in atenei esteri, anche questo un dato in aumento: nell’anno accademico 2017-18 sono stati 11.682, ovvero l’8,8% in più, mentre gli stranieri ospitati in Lombardia per un periodo formativo sono stati 7.419, con un aumento del 4,7%. Unico dato in diminuzione è quello degli accordi internazionali siglati dalle università che sono scesi a 4.770.

Secondo Pietro Guindani, il vicepresidente di Assolombarda che ha la delega all’Università, questo quadro mostra “la grande vitalità del sistema accademico e del tessuto sociale di Milano e della Lombardia”.

“Occorre però continuare a rafforzare il potenziale attrattivo delle nostre università agendo su più livelli – ha subito aggiunto -. A cominciare dall’incremento delle collaborazioni con il mondo imprenditoriale, dall’aumento dei corsi in lingua inglese e dei programmi di mobilità.

Infatti, l’internazionalizzazione del sistema universitario nazionale è una condizione imprescindibile per attrarre talenti e alti potenziali dal resto del mondo, per garantire anche agli studenti italiani prospettive di occupabilità di lungo termine e per promuovere la competitività delle nostre imprese”.

 

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