Prove tecniche alleanza scuotono M5s e Pd, test Umbria

L'esponente M5S, Alessandro Di Battista, ospite della trasmissione tv condotta da Lilli Gruber "Otto e mezzo".
L'esponente M5S, Alessandro Di Battista, ospite della trasmissione tv condotta da Lilli Gruber "Otto e mezzo". ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Pd e M5s salutano con soddisfazione il faticoso accordo raggiunto per le regionali in Umbria ma l’esperimento, a sentire i big dei due partiti, per il momento potrebbe fermarsi lì. O almeno rimanere in stand by finchè non si avranno dei riscontri concreti, col voto, di questo primo test.

L’alleanza appena siglata attorno al nome del “civico” Vincenzo Bianconi, candidato cooptato in corner dopo la ferma opposizione dei pentastellati ad appoggiare un altro civico come Andrea Fora, “colpevole” di essere stato già indicato come candidato del centrosinistra, viene al momento declinato come un esperimento su cui entrambi i partiti dovranno fare le opportune verifiche.

Se da un lato c’è l’amarezza del quasi candidato Fora che ufficializza la delusione del bacino elettorale che avrebbe portato “in dote” all’alleanza civica (“ricevo messaggi di persone arrabbiate” dice), dall’altra ci sono le perplessità dei democratici che guardano con apprensione al voto in Emilia Romagna e difficilmente decideranno di fare a meno della candidatura del governatore uscente, Stefano Bonaccini.

E, soprattutto, c’è il malumore che serpeggia tra i pentastellati, non solo quelli locali che hanno indetto una riunione degli eletti in Umbria proprio per sedare gli animi. L’alleanza con il Pd a livello nazionale ed ora locale sta infatti provocando un terremoto nei 5 Stelle.

L’ala degli scettici, quella che parte da Alessandro Di Battista passando per Gianluigi Paragone o Stefano Buffagni è sul piede di guerra. Nel mirino c’è l’ufficiale di collegamento tra le due forze incarnato dall’ex braccio destro di Di Maio, Vincenzo Spadafora.

Contro di lui scende in campo anche il padre di Di Battista che scatena sui social l’indignazione a favore del figlio: “il nemico è l’unico che non sta nel Movimento ma che è del Movimento. Ma li mortacci vostri…” scrive Vittorio Di Battista che già ieri si era lanciato contro il ministro delle politiche giovanili, attaccato anche dalla ex ministro Barbara Lezzi.

Il malcontento si riverbera sulle prossime tornate elettorali, dove ci sono regioni, come la Calabria e la Puglia in cui il successo numerico ottenuto dal M5s alle europee fa storcere il naso ai 5 Stelle che si vedrebbero sfilare da un candidato civico la possibilità di esprimere un governatore.

Per questo Di Maio mette le mani avanti assicurando che la formula dell’appoggio ad un candidato terzo e senza che i candidati del M5s entrino in giunta sarà quasi sicuramente un unicum. In Calabria “tenderei a escludere un accordo con il Pd ” prevede il deputato 5s Francesco Forciniti.

Intanto, però, il capo politico si vede costretto a mettere in chiaro che la candidatura di Bianconi è “indipendente” dalle forze politiche dopo che erano emerse sue vecchie dichiarazioni a favore del leghista Gian Marco Centinaio. Sono tutti malumori che potrebbero riverberarsi ora anche in Parlamento dove nei prossimi giorni si voteranno le “squadre” dei nuovi capigruppo, in concorrenza tra loro.

Il percorso delle votazioni è già partito e nuovi direttivi che verranno votati per Camera e Senato potrebbero precostituire la formazione di nuovi gruppi di pressione. Alla Camera la deputata brindisina Anna Macina ha formalizzato la sua candidatura alternativa a quella che potrebbe arrivare di Francesco Silvestri, attuale vice capogruppo.

Anche al Senato si ipotizza la possibilità che si candidi il ministro uscente Danilo Toninelli in alternativa al vice attuale, Gianluca Perilli.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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