Rivlin convoca Netanyahu e Gantz: “Governo è possibile”

Il capo dello Stato israeliano, Reuven Rivlln, in mezzo ai candidati Netanyahu (a sinistra) e Gantz (a destra).(lavanguadia.com)

TEL AVIV. “Un governo comune è possibile, stasera abbiamo compiuto un passo significativo”: questa la convinzione del presidente israeliano, Reueven Rivlin, al termine della convocazione, nella sua residenza di Gerusalemme, per uscire dall’impasse politica post elettorale, dei leader dei due partiti principali: Benny Gantz (Blu Bianco) e Benyamin Netanyahu (Likud). Con questa convocazione a breve preavviso Rivlin ha fatto irruzione nell’arena politica, dopo serrate e inconcludenti consultazioni con i partiti.

“Un governo non sarebbe stabile se non includesse quei due partiti”, ha detto Rivlin poco prima dell’incontro. “Ho l’impressione che questo sia il volere del popolo. Dobbiamo operare per un governo che offra stabilità e dialogo, che rimargini le lacerazioni del Paese”.

Ma Gantz, terminato l’incontro, ha voluto puntualizzare: “Il popolo ha votato per un cambiamento e non abbiamo alcuna intenzione a rinunciare a essere noi a dirigere il governo”

Per il leader del partito nazionalista laico Israel Beitanu, Avigdor Lieberman, dato come kingmaker ma il cui atteggiamento è in queste ore un’incognita, così “si va verso una rotazione del premier in Israele”.

Dalle elezioni del 17 settembre è emersa una Knesset spaccata a metà: 54 deputati hanno consigliato a Rivlin di affidare a Gantz la formazione del nuovo governo, 55 hanno preferito Netanyahu, mentre i rimanenti – fra cui i membri del partito Israel Beitenu di Avigdor Lieberman – non si sono pronunciati.

Né Gantz né Netanyahu possono contare sulla quota minima di 61 seggi per presentare un governo.

“Per il Capodanno ebraico (che sarà celebrato a giorni) Rivlin ha ricevuto in dono un vaso in frantumi ed un po’ di colla. Ma gli mancano alcuni cocci”, ha sintetizzato un commentatore di Haaretz.

Rivlin ha comunque dalla sua una decennale esperienza parlamentare, che include la presidenza della Knesset. Conosce molto bene i protagonisti della crisi, le loro debolezze e le loro furbizie. E non è escluso che, nella atmosfera rarefatta del suo palazzo immerso in giardini ben curati, sappia anche coglierli di sorpresa.

Uno dei punti rimasti oscuri riguardano le intenzioni del possibile ‘agi della bilancia’ Lieberman. Fedele alleato per anni del Likud e dei partiti ortodossi, dopo le elezioni di aprile ha voltato loro le spalle dando l’impressione di voler abbattere Netanyahu. Volendo, anche dopo le elezioni di settembre avrebbe potuto consentire a Netanyahu di formare comodamente un governo omogeneo di destra, ricevendo in cambio incarichi importanti.

Ideologicamente, è più vicino a Netanyahu che a Gantz, sia per la sua volontà di colpire il regime di Hamas a Gaza, sia per la sua avversione verso la leadership politica della minoranza araba in Israele.

Un secondo elemento di imponderabilità riguarda il comportamento di Gantz, un ex capo di Stato maggiore che nella politica è ancora alle prime armi. Anche l’amministrazione Trump, che finora lo aveva snobbato, oggi ha trovato opportuno tastare il terreno inviandogli l’emissario Jason Greenblatt e l’ambasciatore David Friedman.

Prima del faccia a faccia con Netanyahu l’ex generale è parso molto titubante di fronte all’eventualità di essere chiamato per primo a formare un nuovo governo, temendo un fallimento.

La cosa ha allarmato molto Ehud Barak, ex premier, ex generale anche lui ed esponente di punta dell’area di sinistra. Su Facebook Barak ha incoraggiato Gantz a gettarsi nella mischia senza esitare, “da vero vincitore delle elezioni”, anche per conquistare subito posizioni chiave alla Knesset. Inoltre gli ha consigliato di tenere a mente che all’inizio di ottobre Netanyahu sarà sottoposto a un’audizione dall’avvocato di Stato.

“La lotta è contro Netanyahu, che è sospettato di gravi atti illeciti. Vince solo chi è pronto a combattere”, ha rilevato Barak, mentre dietro i cancelli della residenza presidenziale Rivlin, Gantz e Netanyahu mettevano sul tavolo le rispettive carte.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

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