Sanchez sfida tutti e chiede “una maggioranza chiara”

Il primo ministro di Spagna, Pedro Sanchez, pronuncia un discorso nel Parlamento, prima della convocazione ai comizi elettorali di novembre. (EPA/Ballesteros)

ROMA. – “Il prossimo 10 novembre spero chegli spagnoli diano al Psoe una maggioranza più chiara per governare, senza la possibilità da parte di Pp, Ciudadanos e Podemos di bloccare il Paese”. Torna alle Cortes il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez, da dove lancia il suo appello agli elettori, chiamati di nuovo al voto per la quarta volta in quattro anni.

Sanchez chiede una “maggioranza chiara” che gli consenta di formare un governo monocolore dopo i mesi di trattative con le altre forze politiche sfociate in uno stallo rivelatosi insuperabile.

Per “irresponsabilità” sua, accusano i popolari all’opposizione, per “dogmatismo” tuona invece Sanchez riferendosi a Podemos, la formazione politica di sinistra guidata da Pablo Iglesias con la quale il dialogo – pur sulla carta naturale – non è mai davvero decollato.

Si vota il 10 novembre quindi, dopo che re Felipe VI a conclusione delle consultazioni con tutte le parti non ha potuto far altro che constatare l’impossibilità di un compromesso per un’alleanza che consentisse a Sanchez di dar vita ad un esecutivo con i suoi 123 parlamentari su 350, primo partito ma privo della maggioranza necessaria (176 seggi) per formare il governo senza bisogno di alleanze.

Si dà il via quindi ad una brevissima nuova campagna elettorale, che passa comunque da uno scambio di accuse senza esclusione di colpi: Sanchez ha imputato a Pedro Casado del Pp, all’opposizione, di mancare di senso di Stato.

Ad Albert Rivera, che guida Ciudadandos, ha dato dell'”irresponsabile”, mentre ha tacciato Pablo Iglesias e Podemos di “dogmatismo”. Casado non si è fatto sfuggire l’occasione per replicare: “Volevi tornare alle urne dal primo momento, hai ingannato gli spagnoli per cinque mesi”, lo ha incalzato.

L’esasperazione frutto di questi mesi di trattative risultate inutili rischia in effetti di pesare sull’elettorato: un alto livello di astensionismo è uno dei timori maggiori, mentre i sondaggi non sembrano al momento confortanti con il rischio di una replica della vittoria socialista ma ancora una volta senza la maggioranza assoluta necessaria per governare, riaprendo quindi nuovamente lo scenario di alleanze e coalizioni.

Sarebbe tra l’altro una prima assoluta per la Spagna, che nella sua storia democratica non ha mai avuto un governo di coalizione.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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