Centrodestra di lotta, Salvini evoca i poteri forti

Il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini ringrazia i suoi elettori.
Il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini ringrazia i suoi elettori. (ANSA)

ROMA. – Matteo Salvini si era rassegnato a passare all’opposizione già da un giorno. Il ministro all’Agricoltura Gian Marco Centinaio lo aveva avvertito per tempo: con i Cinque Stelle “si sono interrotte le comunicazioni, da parte loro non c’è la volontà di andare avanti”.

Così, dopo le consultazioni al Colle, il leader della Lega ha parlato da ex uomo di governo e da neo uomo di lotta: c’è “un premier su indicazioni di Parigi, Berlino, Bruxelles. Un Monti-bis”.

Il target è stato sopratutto Giuseppe Conte, quindi. Per una sorta di scrupolo, Salvini non ha accennato a Luigi Di Maio, come a sperare in un tardivo ripensamento. Ma ormai i giochi sono fatti. Si va verso un governo Pd-M5S.

“Abbiamo l’impressione se non la certezza che ci sia un disegno che parte da lontano, non dall’Italia – continua Salvini – di svendita del Paese, delle sue aziende e del suo futuro all’estero. Sarebbe una mancanza di rispetto al popolo italiano”.

Nel centrodestra, Giorgia Meloni è quella che è andata giù più duro. Prima ha ribadito al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la richiesta di FdI di andare subito al voto. Poi, ha annunciato battaglia. “Se questo governo dovesse nascere – ha detto – scenderemo in piazza: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia”, perché si tratterebbe di un esecutivo nato da un “patto della poltrona, che è un inganno”.

La stessa accusa lanciata da Salvini. “La verità squallida che sta emergendo – ha spiegato il leader della Lega – è che alcune centinaia di parlamentari disperati sono pronti a tutto pur di non mollare la poltrone e dare la parola agli italiani”.

Con Mattarella, i leader di centrodestra hanno usato tutti lo stesso tono. Anche Silvio Berluconi ha ribadito “la necessità di ridare la parola agli italiani”, perché “quella che sta nascendo tra M5s e Pd è una soluzione politicamente sbagliata, inadeguata ai grandi problemi lasciati sul tappeto dall’esecutivo dimissionario”.

Il cavaliere ne ha approfittato anche per mettere in guardia gli alleati, nel caso in cui pensino di fare meno degli azzurri. “Senza di noi – ha avvertito – la destra non sarebbe in grado di vincere e se anche vincesse non sarebbe in grado di governare”.

Se, per vedere la luce, il governo Pd-M5S ha ancora davanti a sé più di un ostacolo, con buona pace della Lega, la riproposizione di un’alleanza gialloverde sembra archiviata senza possibilità di appello. Lo ha fatto capire Di Maio, che nelle comunicazioni dopo le consultazioni, ha rivelato: “La Lega mi ha proposto come premier. Li ringrazio con sincerità, ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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