L’Iran avvisa Trump, tolga le sanzioni e poi trattiamo

Hassan Rouhani
Il presidente iraniano Hassan Rouhani. (ANSA/EPA)

ISTANBUL – Se vogliono sedersi al tavolo delle trattative con l’Iran, gli Stati Uniti devono “fare il primo passo togliendo tutte le sanzioni”. All’indomani dell’apertura di Donald Trump al termine del G7 di Biarritz, il presidente iraniano Hassan Rohani detta le sue condizioni per un possibile faccia a faccia con l’omologo americano.

“Dovete ritirare tutte le sanzioni illegali, ingiuste e sbagliate”, che costituiscono una forma di “terrorismo economico” contro “la nazione iraniana”, altrimenti “non vedremo nessuno sviluppo positivo” perché un incontro sarebbe solo un’occasione mediatica, ha avvisato il capo del governo di Teheran.

Un raffreddamento della disponibilità espressa solo ieri, quando si era detto pronto a trattare con chiunque per il bene dell’Iran, anche davanti a scarse probabilità di successo.

A sollecitare la frenata è stata anche l’ala più intransigente dei conservatori della Repubblica islamica, che nel costante braccio di ferro interno lo avvertiva stamani dalla prima pagina del quotidiano Javan di diffidare dalla “diplomacia delle foto”.

“Noi cerchiamo di risolvere i problemi in modo razionale, non cerchiamo occasioni per posare nelle foto”, ha assicurato Rohani, allontanando l’ipotesi di una passerella.

“La chiave di un cambiamento positivo” nelle relazioni, ha ribadito, “è nelle mani di Washington”, dal momento che l’Iran ha già assicurato di non voler fabbricare la bomba atomica, come gli Usa dichiarano di temere.

“Se davvero questa è la vostra preoccupazione, è già escluso”, ha confermato, ricordando la fatwa contro l’atomica della Guida suprema Ali Khamenei.

La grande occasione per un faccia a faccia con Trump potrebbe essere l’Assemblea generale dell’Onu del mese prossimo a New York, cui sono attesi entrambi. Ma per Teheran il tycoon dovrà prima allentare la sua strategia di “massima pressione”.

Rompere lo stallo dipende solo da Washington, ha assicurato anche il grande protagonista della mediazione con Emmanuel Macron a Biarritz e prima ancora a Parigi, il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif.

Un incontro Trump-Rohani è “impensabile” se gli Usa non tornano a rispettare l’accordo sul nucleare del 2015, da cui si sono ritirati unilateralmente nel maggio dello scorso anno. “E anche in questo caso, non avremmo dei negoziati bilaterali”, ha frenato Zarif.

Il tempo prima di una nuova possibile escalation stringe. La prossima settimana scadrà il nuovo ultimatum di 60 giorni della Repubblica islamica ai restanti partner dell’intesa – europei in testa – per compensare i danni delle sanzioni Usa alla sua economia, dopo che a inizio luglio ha già superato i limiti di arricchimento dell’uranio al 3,67%.

L’agenzia atomica già flette i muscoli, annunciando tra l’altro di voler superare le 50 tonnellate di produzione complessiva. La richiesta principale di Teheran resta la ripresa dell’export di petrolio. “Se i nostri interessi non verranno garantiti – ha avvertito Rohani – continueremo a ridurre i nostri impegni”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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