Giallo a Dover, sparito murale di Banksy sulla Brexit

Murale di Banksy
Il murale di Banksy a Dover contro il Brexit. (Euronews)

ROMA. – Un artista fa soprattutto questo: coglie lo spirito di un momento e lo rappresenta nella sua essenza.

Così Banksy, l’autore di graffiti tanto celebre quanto misterioso che partendo dal Regno Unito negli ultimi anni ha gridato la complessità contemporanea dai muri del mondo, diventa adesso l’emblema delle divisioni che la Brexit suscita nel continente, con la clamorosa scomparsa a Dover della sua opera eseguita nel maggio del 2017, quasi un anno dopo il referéndum sul divorzio di Londra dall’Ue.

Un messaggio chiarissimo ed un’immagine eloquente e diretta come poche: l’intera parete di un palazzo dipinta di blu con il cerchio di stelle gialle che è la bandiera europea e un operaio, in piedi su una scala, impegnato a scardinare una di quelle stelle a colpi di scalpello.

É lo shock vissuto da molti europei, lo smantellamento di un sogno rappresentato su quel muro a Dover, dalle scogliere a strapiombo che segnano il confine fra l’Europa continentale e le isole britanniche.

Ma da ieri quel messaggio non c’è più, coperto da impalcature e da una sorta di coltre bianca. Secondo quanto riferisce tra gli altri la Cnn, il murale è scomparso durante il fine settimana dalla parete laterale dell’edificio dell’ex Castle Amusements.

Un residente di Dover, David Joseph Wright, ha raccontato all’emittente americana che l’impalcatura a quattro livelli è stata eretta sabato scorso davanti alla parete e che ieri mattina il murale non c’era più.

Venduto o rimosso? Mentre si tenta di capire quanto accaduto, la popolazione locale si divide – i social ancora una volta la tribuna prediletta – fra chi taccia la misteriosa operazione di “vandalismo culturale” e chi ne vede invece l’inevitabilità, essendo tra l’altro il murale su un edificio destinato alla demolizione.

La società che ha montato le impalcature, interpellata dalla Bbc, ha riferito che quando è stata ingaggiata non è stata informata nello specifico sulle finalità dell’intervento.

Per il momento si sa soltanto che l’edificio è di proprietà della famiglia Godden, che già in passato ha perso una causa legale per la restituzione di un’opera di Banksy comparsa su una sua altra proprietà sempre in Kent.

E già quando il murale sulla Brexit era comparso a Dover, Jeremy e Jordan Godden, fratelli che hanno ereditato le proprietà del padre, avevano annunciato l’intenzione di vendere l’opera per un milione di sterline. Che sia accaduto proprio questo?

Un mistero fitto quasi quanto quello in cui al momento resta avvolto l’esito dei negoziati sulla Brexit. Continuano infatti i botta e risposta a distanza fra il primo ministro Boris Johnson e l’Ue, senza tuttavia che ci si sposti di molto rispetto alle posizioni fin qui note.

A poco o nulla sono serviti anche i contatti al G7 di Biarritz, tanto che oggi nella conferenza stampa conclusiva l’unica indicazione da parte di Johnson è stata che raggiungere l’intesa a suo avviso resta difficile, che permangono i punti di contrasto, ma che lui rimane fiducioso.

“Stiamo lavorando sodo per un accordo ma per ora c’è disaccordo”, ha detto, aggiungendo tuttavia che il messaggio sull’eliminazione del backstop “è stato ricevuto”. “Vediamo cosa otteniamo”, ha rimarcato, “anche i nostri partner vogliono che se ne venga a capo”.

Però anche oggi ha ribadito che la “sostanziosa somma” di 39 miliardi di sterline – il conto del divorzio – sarà a disposizione dei britannici in caso di no deal, nonostante il monito ripetuto nelle scorse ore dall’Ue: “Tutti gli impegni devono essere onorati dal Regno Unito, anche in uno scenario di Brexit senza accordo. Pagare i conti è fondamentale per impostare le relazioni future”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

Lascia un commento