PECHINO. – C’è voluta la mega manifestazione pacifica di domenica con 1,7 milioni di persone per spingere la governatrice di Hong Kong Carrie Lam a fare una timida apertura agli attivisti scesi due mesi e mezzo fa in piazza contro la riforma di legge sulle estradizioni in Cina: Lam ha annunciato il lancio di una “piattaforma di dialogo” coi rappresentanti di ogni estrazione sociale e politica per risolvere le differenze.
C’è l’impegno a dare risposte alle accuse sulla brutalità della polizia, mentre sulla contestata legge non c’è il ritiro formale perché “è morta e non c’è alcun piano per riesumarla”.
Quanto basta per scatenare la delusione degli attivisti che l’hanno accusata di ripetere “un vecchio inganno” e di ordire una “trappola”: la bocciatura senza appello è del Civil Human Rights Front, il gruppo delle grandi mobilitazioni di massa.
“Spero che la marcia pacifica di domenica sia solo l’inizio del ritorno della società alla tranquillità, lontana dalla violenza”, ha detto Lam in una conferenza stampa, prima della riunione settimanale dell’esecutivo. “Desideriamo parlare con le persone nella speranza di ridurre le differenze e trovare una via d’uscita”.
Tuttavia, invece di rispondere alle richieste dei manifestanti, incluso l’avvio della commissione indipendente sulla brutalità della polizia, Lam si è limitata a dire che l’inchiesta dell’Independent Police Complaints Council sarà prorogata, mentre gli incontri con i cittadini inizieranno subito.
Un mese fa il movimento ha avanzato cinque richieste senza ottenere finora risposte: ritiro definitivo della legge sulle estradizioni, dimissioni della governatrice Lam, revisione della definizione “rivolte” da parte del governo locale, inchiesta indipendente sulla durezza della polizia (che dal 9 giugno ha arrestato 748 persone) e la liberazione di coloro che sono detenuti per le protese.
Lam “cambia argomento” invece di andaré dritto alle questione sollevate, ha accusato Wong Yik-mo, uno dei leader di Civil Human Rights Front, in una contro conferenza stampa. “Lei è del tutto consapevole che non ci sono leader. E’ un movimento senza leader e quindi perché suggerisce ancora una piattaforma del genere?”, ha rilevato Wong, accusando la governatrice di aver sprecato una opportunità eccezionale per dare significative risposte ai temi aperti.
La sua risposta, è stata la criptica e inquietante previsione, “spingerà solo la città nell’abisso. Hong Kong necessita di un meccanismo che assicuri elezioni democratiche in modo che i cittadini possano eleggere il proprio governatore che rappresenti la gente e possa ascoltare la gente”.
Questioni difficilmente accettabili dalla leadership comunista di Pechino, a maggior ragione sotto la guida del presidente Xi Jinping.
(di Antonio Fatiguso/ANSA)