Mercoledì nero per Wall Street, si teme nuova recessione

Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa.
Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa. ()Immagine d'archivio)

WASHINGTON. – La paura di una nuova recessione, alimentata dai preoccupanti dati sull’economia cinese e tedesca e dalla guerra dei dazi, spaventa Wall Street che vive un vero e proprio mercoledì nero, mettendo a segno la peggiore giornata dell’anno.

Il Dow Jones è infatti scivolato del 3,05% cedendo ben 800 punti e chiudendo a 25.479,15 punti: mai così male nel 2019. Male anche il Nasdaq, che ha perso il 3,02% a 7.773,94 punti e l’indice S&P500, quello delle 500 società quotate a maggior capitalizzazione, che ha lasciato sul terreno il 2,93% a 2.840,55 punti.

La cavalcata interminabile dei mercati, partita nell’era Obama e diventata fiore all’occhiello dell’amministrazione Trump sembra essersi fermata. A scatenare il panico sul floor del New York Stock Exchange i titoli di stato americani e inglesi dal quale é arrivato un chiaro segnale d’allarme sulla salute dell’economia: per la prima volta dal 2007, il tasso dei treasuries statunitensi a dieci anni scende sotto quello dei titoli a due anni.

Inversione della curva dei rendimenti anche per i titoli inglesi, per la prima volta dal 2008. Gli investitori di fatto anticipano le misure decise delle banche centrali. E nell’incertezza, l’oro viaggia su livelli record, scambiato a oltre 1.500 dollari.

L’ira del presidente americano Donald Trump fa sentire su Twitter e forse non aiuta l’ennesimo durissimo attacco alla Federal Reserve accusata di aver alzato i tassi quando non doveva e ora di riportare giù il costo del denaro troppo lentamente.

Trump definisce il presidente della banca centrale e tutti i suoi vertici “inetti” per aver agito troppo frettolosamente quando i tassi di interesse erano vicini allo zero sostenendo l’economia insieme al programma di acquisto dei titoli del Quantitative Easing.

Ora potrebbe essere troppo tardi per porre rimedio alla situazione, “molto male”, scrive il presidente Usa che nelle ultime ore ha preso la decisione di rinviare i nuovi dazi nei confronti della Cina: una mossa per non penalizzare l’economia americana in vista delle festività di fine anno.

Ma per Trump “il problema non è la Cina, ma – ribadisce – la Fed”. Uno scontro istituzionale senza precedenti e dagli esiti incerti.

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