“Tutti in short”, Marocco si mobilita dopo minacce a belghe

Albert Einstein in short
Un meme di Albert Einstein in calzoncini con scritto "I grandi lo sono lo stesso anche in short" lanciata nella web a sostegno delle volontarie belghe.(ANSA)

RABAT. – “S(h)hortons les”, un gioco di parole che invita a reagire e che suona come “Tutti in calzoncini corti”. Parte così la mobilitazione via web a sostegno delle giovani volontarie belghe minacciate dagli islamisti in Marocco, perché “lavoravano in pantaloncini corti”.

Nel mirino erano finite alcune ragazze impegnate a costruire una strada, nel piccolo villaggio di Taroudant, nel sud-est del Marocco, per conto di un’associazione belga che si chiama Board e che da oltre 14 anni promuove progetti umanitari nel Paese nordafricano: tutte studentesse che avevano deciso di passare le loro vacanze estive a fare volontariato.

Il fatto che lavorassero in calzoncini e maglietta non è passato inosservato ai fondamentalisti: un maestro di scuola elementare aveva invitato, sempre via social, a “decapitare le ragazze”, mentre Ali El Asri un senatore del Pjd – il Partito della Giustizia e dello sviluppo, il più conservatore e filoislamista – aveva sollevato il caso in parlamento: “Quando mai in Europa si fanno lavori di ristrutturazione in costume da bagno?”, aveva chiesto.

Un gruppo di intellettuali, politici, scrittori, attori e professionisti ha però reagito lanciando sul web l’iniziativa di pubblicare foto in short sui propri profili di Facebook. “Facciamoli fuori questi propagatori di odio, non diamo loro spazio, dimostriamo che il Marocco è ben altra cosa”, scrivono.

“Noi marocchini, marocchini del mondo, turisti, uomini e donne amici del Marocco, neghiamo loro il diritto di parlare a nome di tutti”. La petizione è diventata virale: migliaia i meme con Albert Einstein in pantaloncini o giochi d’immagini e parole come “Life is shorts”.

La mobilitazione chiede le dimissioni del sentore Pjd che ha criticato l’iniziativa delle ragazze e che il maestro, già arrestato, venga perseguito dalla giustizia per apologia di terrorismo.

Sul profilo del parlamentare che ha sollevato il putiferio, e che ora si firma come “membro del gruppo di amicizia Marocco-Belga”, è comparso un comunicato di scuse e di presa di distanza “da ogni cattiva interpretazione delle mie intenzioni”.

La ong belga per la quale prestavano volontariato le ragazze, intanto, ha sospeso tutti i progetti di cooperazione in Marocco.

(di Olga Piscitelli/ANSA)

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