Conte tiene il punto sulla manovra e guarda sponda del Colle

La torretta del Quirinale illuminata con i colori della bandiera italiana. Tricolore
La torretta del Quirinale illuminata con i colori della bandiera italiana.

ROMA. – Un’estate puntellata dagli ultimatum di Matteo Salvini, con la prospettiva di un voto nella primavera 2020. Alla vigilia dell’ultima chance parlamentare – le mozioni sulla Tav, prima della chiusura per la pausa agostana – che potrebbe essere sfruttata dal titolare del Viminale c’è la sensazione che la crisi estiva sia quasi superata.

Certo, la fibrillazione all’interno del governo resta altissima e, mai come in queste ore, il premier Giuseppe Conte è deciso a tenere il punto sull’agenda di governo, a partire da una manovra, concepita dal capo del governo in maniera totalmente diversa dal suo vicepremier.

E l’impianto della manovra, probabilmente, è sullo sfondo anche dei contatti, frequenti, tra Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Contatti che, rumors parlamentari, definiscono frequenti negli ultimi tempi. Del resto, sia a Palazzo Chigi che al Quirinale si ha ben presente la tempesta che potrebbe scatenarsi a settembre, con l’asse Conte-Tria – con il placet di Luigi Di Maio e l’eventuale sponda del Colle – che mira ad una legge di bilancio responsabile e che non porti ad una nuova crisi tra Italia e Europa.

Manovra della quale Salvini non ne vuol proprio sapere. Da qui il gioco all’attacco del vicepremier, che punta a volgere a suo favore, in termini elettorali, la plateale presa di distanza dallo schema Conte-Tria. Con Mattarella che, in questi giorni, resta alla finestra, pronto a dire la sua nel momento in cui una crisi dovrebbe incrociarsi proprio con la sessione di bilancio mettendo a rischio la stabilità dei conti del Paese.

Il silenzio di Conte, in queste ore di caos, è invece assordante. Il premier parlerà giovedì, puntellando la sua agenda e, soprattutto, il suo ruolo di capo del governo. Ma, per ora, non replica neanche alla lettera con cui Salvini lo esorta ad essere più duro con l’Europa. Lettera che, raccontano fonti di maggioranza, sarebbe stata innescata dall’ira del leader leghista per un possibile blocco della Francia ad un commissario salviniano all’Agricoltura.

Ma, nonostante il pressing dei suoi sia costante, Salvini per ora non rompe. Certo, se provocato dal M5S il leader leghista non avrebbe problemi a strappare. Ma, osservano fonti parlamentari, Salvini ha in mente di volgere a suo favore anche il taglio ai parlamentari in programma il 9 settembre: la legge, è il ragionamento che avrebbe fatto il ministro, si ragiona in ambienti della maggioranza, permetterebbe alla Lega di correre – e vincere – da sola, senza Fdi e Fi.

Salvini, da qui a settembre, terrà costantemente alto il livello di ultimatum nei confronti dell’alleato puntando a prendere l’elettorato M5S del Sud. Di Maio ne è consapevole e predica calma: l’obiettivo è non dare alcun alibi per la crisi ad un alleato di governo visto ormai come un avversario. Lasciando aperta anche la porta per un rimpasto.

“Lo lasciamo parlare, se la canta e se la suona da solo”, spiegano fonti M5S, che punta a dare agli elettori l’immagine di un leader che lavora, a testa bassa, mentre l’altro è in costante campagna elettorale. Ma nel Movimento Di Maio deve affrontare la tempesta. Domani, alla congiunta dei parlamentari, potrebbe essere presentato un documento al capo politico in cui, una parte dei gruppi chiede un cambio di rotta, sia nei confronti della Lega sia nel rapporto tra governo e Parlamento.

E il caso Massimo Bugani, sul quale Di Maio spende poche parole, non è chiuso. “Ma aspettiamo, ricuciranno”, prevede una fonte del Movimento. Anche perché rompere con Bugani potrebbe allargare la distanza con Davide Casaleggio. Elemento, quest’ultimo, che non conviene neppure a Di Maio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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