Borse tremano con guerra Trump e Cina, tonfo Wall Street

Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa.
Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa. ()Immagine d'archivio)

NEW YORK. – La Cina risponde ai dazi di Donald Trump lasciando svalutare lo yuan ai minimi dal 2008 e le borse mondiali affondano, temendo una guerra dei cambi. Le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rosso e bruciano complessivamente 180 miliardi di dollari di capitalizzazione. Wall Street affonda e chiude la sua peggiore seduta del 2019, con perdite intorno al 3%.

Il conto più salato dello scontro commerciale fra Stati Uniti e Cina lo paga il Nasdaq, che arriva a perdere fino al 4%. Giornata nera per Apple: archivia la seduta in calo del 5,23%. Giù anche il petrolio mentre corrono i beni rifugio. L’oro sale ai massimi dal 2013, mentre il Bitcoin schizza a quasi 12.000 dollari.

Le vendite sui mercati azionari globali sono innescate dalla risposta forse inattesa della Cina a Trump nella guerra dei dazi. Pechino ha infatti lasciato svalutare fino a sette yuan per ogni dollaro la sua valuta. E ora il mercato teme che la guerra commerciale diventi anche una guerra dei cambi. La Banca centrale di Pechino afferma che non si tratta di una mossa voluta, ma la risposta per ora verbale del presidente statunitense non si è fatta attendere.

“La Cina ha abbassato il prezzo della sua valuta quasi a un minimo storico. Questo è chiamato ‘manipolazione della valuta’. Fed stai ascoltando?”, ha twittato Trump che, secondo gli analisti di Schroders potrebbe aver calcolato male la reazione di Pechino all’inasprimento dei dazi. “Con la Cina e gli Usa che cercano entrambe di avere una valuta più debole, c’è adesso il timore che si scateni una guerra valutaria globale”, commenta Kei Yamazaki, gestore di Sumitomo Mitsui Ds Asset Management.

“Senza dubbio la guerra valutaria globale è qui ed è la naturale estensione della guerra commerciale, che sta volgendo al peggio”, aggiunge George Boubouras, direttore di Salter Brothers Asset Management. In un clima simile già le Borse asiatiche avevano concluso molto male la loro seduta, con Hong Kong scivolata del 2,8% anche per le tensioni delle proteste.

Un segnale che ha affossato prima i titoli del lusso, ma in breve le vendite si sono concentrate anche su materie prime e gruppi tecnologici. Londra così ha perso il 2,4% finale, Parigi il 2,1%, Francoforte l’1,8%, Milano ‘solo’ l’1,3%.

Ovviamente in controtendenza tutti i beni rifugio, con una tenuta dei titoli di Stato e soprattutto il proseguimento della corsa dell’oro, che ha scambiato sopra i 1.460 dollari l’oncia, ai massimi dal 2013.

Altra benzina sul fuoco è venuta dalla richiesta del governo cinese alle imprese a controllo statale di sospendere le importazioni di beni agricoli dagli Stati Uniti, con la Coldiretti che denuncia come la vendetta di Pechino contro i dazi di Trump rischi di provocare uno sconvolgimento anche dei mercati agricoli, con effetti diretti sull’Europa e l’Italia.

E dalla penisola viene un altro segnale, a conferma della volatilità delle Borse: nei primi sei mesi dell’anno l’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze è scesa di 731 milioni, con un calo di oltre il 90%, a rispecchiare le performance fortemente negative dei mercati nel corso del 2018.

Lascia un commento