Decreto sicurezza bis e Tav, ultimo stress test per il governo

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, durante la onferenza stampa di fine anno con l'Ordine dei Giornalisti.
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, durante la onferenza stampa di fine anno con l'Ordine dei Giornalisti, Roma, 28 dicembre 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Tre giorni di stress test su sicurezza bis e mozioni Tav, tutti con la scenografia di Palazzo Madama, dove la maggioranza corre sul filo. Il governo si prepara all’ultimo ostacolo prima della pausa estiva e della chiusura, altamente probabile, della finestra elettorale in autunno. Lo fa sulla scia dello scontro permanente tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e di un rapporto, quello tra Giuseppe Conte e il leader leghista, che appare logorarsi di giorno in giorno.

Molto dipenderà anche dalla tenuta del M5S al Senato, dove sul dl sicurezza bis la Lega vuole la fiducia. In ordine cronologico è sul provvedimento voluto da Salvini che la maggioranza si misurerà a inizio settimana. Di Maio predica la calma, assicura che l’alleanza terrà e manda messaggi di tregua a Salvini, invitandolo a smetterla con dei litigi di cui, sottolinea, anche gli italiani sono stanchi.

Ma, allo stesso tempo, da qualche giorno il capo politico prende le difese di Alessandro Di Battista di fronte agli attacchi leghisti: segno della necessità di ricompattare la base di fronte a un dissenso allarmante. Al Senato in cinque non dovrebbero votare la fiducia: da Fattori a La Mura, da Ciampolillo a Mantero e, fino ad Airola, deputato piemontese No Tav.

Il passaggio del dl sicurezza bis, complice qualche assenza strategica di FdI e dei neo-totiani, è quasi certamente assicurato. Il nodo è quanto sotto quota 161 possa finire la maggioranza M5S-Lega. Una manciata d’ore e in Aula approderanno le mozioni sul Tav. Quelle per il Sì di Pd e FI, che molto probabilmente saranno votate dalla Lega. E quella, contraria, del M5S.

Saranno ore di sicuro scontro tra il Movimento e la Lega, ma anche ore di imbarazzo per Conte, che sul Tav ci ha messo la faccia: dicendosi contrario il 7 marzo, e ammettendo poi che di fronte al muro della Francia non farlo sarebbe più dannoso.

Ma il premier sarà impegnato anche sulla manovra e lunedì incontrerà nuovamente le parti sociali, questa volta su lavoro, welfare e salario minimo, mantenendo il punto nei confronti di Salvini, che farà un incontro in fotocopia il giorno dopo, in un antipasto della sfida sulla manovra che andrà in scena in autunno.

E il rapporto tra Salvini e Conte è gelido sul dossier del commissario. Il vicepremier è convinto che l’Italia non avrà la Concorrenza e che un profilo leghista rischi seriamente di essere impallinato. Per la Lega più chance si avrebbero sull’Agricoltura (contesa però dai Paesi dell’Est o dall’uscente Hogan), sull’Industria o (ma sembra improbabile) sul Bilancio.

Da qui l’inserimento nella probabile rosa leghista, oltre che di Massimo Garavaglia, Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana, anche di Gian Marco Centinaio. Con il primo che sconta il fatto di non essere un ministro e l’ultimo che è invece a capo di un dicastero sulle Politiche agricole.

Ma la partita vede Salvini e Conte giocare su tavoli diversi. Il premier, sottolineano da Palazzo Chigi, continua con fermezza la sua trattativa per avere la Concorrenza nel rispetto dei patti. E ieri, spiegano, la neo-presidente Ursula von der Leyen ha dato delle rassicurazioni a riguardo al premier. Il sospetto, si ragiona nella maggioranza, è allora che il distacco di Salvini per la trattativa sia soprattutto strumentale alla sua campagna permanente.

E giovedì Conte potrebbe tornare a parlare in una conferenza stampa di “fine anno”. Come già fece l’anno scorso, in un clima, tuttavia, ben diverso.

(di Michele Esposito/ANSA)

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