Strage di Bologna, Mattarella: “Eliminare le zone d’ombra”

L'orologio della Stazione di Bologna: Il 2 agosto 1980, alle 10.25, esplose una bomba nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.
Il 2 agosto 1980, alle 10.25, esplose una bomba nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.

BOLOGNA. – Bologna non dimentica. Ricorda ma soprattutto si stringe compatta nel dolore, scolpito nel cuore della città, e nella tenace richiesta di verità sulla strage del 2 Agosto. Era il 1980 quando un’esplosione spazzava via in stazione 85 persone, ferendone altre 200.

Una strage su cui piena luce ancora non c’è, tanto che a 39 anni di distanza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che l’impegno fin qui profuso delle istituzioni non è ancora riuscito a eliminare “zone d’ombra”, mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per il secondo anno consecutivo sotto le Due Torri nel giorno dell’anniversario, ha rimarcato “negligenze” decennali dello Stato.

E il premier Giuseppe Conte su twitter, sottolinea, che “i familiari, e l’Italia tutta, attendono ancora risposte. Questo Governo continuerà a garantire il massimo appoggio ai magistrati della Procura generale di Bologna che sono impegnati a ristabilire tutta la verità”.

Per la strage sono stati condannati i depistatori, gli esecutori materiali – i terroristi di destra Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini – ma il fardello che ancora pesa su una delle pagine più dolorose della storia italiana è quello dei mandanti. E proprio arrivare a questi ultimi, rimarca Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime, “è possibile”.

“Basta volerlo – ha scandito nel suo intervento sul palco nel piazzale antistante la stazione – Occorre che ci sia la volontà di farlo. E questa volontà adesso c’è”. È dal 1981, ricorda, che feriti e parenti delle vittime in primis non hanno mai smesso di perseguire giustizia e verità.

“Non ci fermammo allora e non ci fermeremo. Per noi e per tutti”, ha detto prima di lasciar spazio al minuto di raccoglimento e silenzio allo scoccare esatto delle 10.25, l’orario dell’esplosione che quasi 40 anni fa ammutolì prima una città e poi un Paese intero. Feriti e familiari delle vittime in prima fila, con la consueta gerbera bianca appuntata al petto in segno di chi aspetta. Una foto ANSA scelta per il manifesto dedicato alla commemorazione del 2019.

Una celebrazione in cui tutta la città si raccoglie, quest’anno con un abbraccio che ha commosso più del solito. Quello di Bologna – ricambiato – a Horst Mader, cittadino tedesco che nell’attentato perse moglie e due figli. È la prima volta che da allora torna a Bologna. La ferita c’è, la parola ‘fine’ all’accertamento della verità ancora no.

Lo rimarcano il capo dello Stato Mattarella nel suo messaggio alla piazza, in cui sottolinea la “disumana ferocia della strage”, e il vice presidente del Csm David Ermini, a Bologna, che auspica che tutto il periodo di stragi e terrorismo italiano sia “essere totalmente trasparente, mandanti ed esecutori”. C’è ancora strada da fare.

Lo ha sottolineato pure il Guardasigilli Bonafede. Il ministro, tornato a Bologna per l’anniversario del 2 agosto, ha rivendicato i risultati raggiunti nell’ultimo anno dal Governo, in particolare sulla desecretazione degli atti legati a terrorismo e stragi. Giudica favorevolmente la proposta di Fdi, appoggiata anche da M5s, di una commissione bicamerale di inchiesta, e assicura che “il tempo del silenzio è finito”.

Da Roma gli fanno eco i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, che raccolgono l’impegno su “declassificazione, versamento agli Archivi e pubblicazione degli atti relativi a quelle vicende” con l’obiettivo di “portare avanti il processo di declassificazione e digitalizzazione dei documenti delle Commissioni di inchiesta”.

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