Tre giorni di fuoco al Senato, Decreto sicurezza verso la fiducia

Panoramica dell'Aula del Senato nel corso delle votazioni al ddl sulla tutela vittime violenza di genere,.
Panoramica dell'Aula del Senato nel corso delle votazioni al ddl sulla tutela vittime violenza di genere,.ANSA/MAURIZ IO BRAMBATTI

ROMA. – La verità sulla crisi di governo andrà in scena la prossima settimana al Senato, con una tre giorni di voti in stile ‘mezzogiorno di fuoco’. Lunedì c’è il decreto sicurezza bis, su cui il leader della Lega Matteo Salvini auspica venga posta la fiducia, che potrebbe essere votata il giorno stesso. Poi ci saranno le mozioni sulla Tav. Ne sono state presentate diverse, ma l’unica contraria alla realizzazione dell’opera è quella del Movimento Cinque Stelle. Le altre, come quelle firmate da Pd, Fdi e da Forza Italia, sono favorevoli. La Lega, che non ne ha una sua, potrebbe votare quelle degli avversari e bocciare la posizione degli alleati.

Insomma, nessuno si aspetta la caduta del governo, ma ci sono tutti i presupposti per assistere alla plastica rappresentazione in una sede istituzionale degli attriti fra alleati. Con in più il fatto che, oltre ai vicepremier, uno dei protagonisti del dibattito sarà il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che nei giorni scorsi ha dato il via libera alla Tav.

Il sicurezza bis porta con sé tutti i dubbi che il Movimento Cinque stelle nutre sull’alleato. I pentastellati lo hanno fatto passare con la fiducia alla Camera, ma non hanno mai nascosto le riserve verso il provvedimento, che ha il marchio di fabbrica della Lega. Tanto che a Montecitorio 17 deputati Cinque Stelle non hanno partecipato al voto. E anche il presidente della Camera, Roberto Fico, è uscito dall’Aula poco prima della votazione.

In Senato, quando si dovrà dare il via libera definitivo, potrebbe ripetersi una scena simile. In Commissione, fra i più di mille emendamenti presentati, ce ne sono alcuni firmati da parlamentari ‘non allineati’ dei Cinque stelle, come Elena Fattori. Verranno bocciati tutti, ma è il segnale che conta. Anche se Luigi Di Maio ripete da giorni che il governo non rischia, la Lega non vuole sorprese.

A chi gli chiedeva se sarà posta la fiducia, Salvini ha risposto: “Spero di sì”. In ogni caso, ha aggiunto, “il decreto sarà approvato”. In caso di fiducia, la polemica pentastellata sarebbe dietro l’angolo: Fattori potrebbe votare no, altri dissidenti potrebbero uscire dall’aula. Il problema dei numeri ballerini della maggioranza potrebbe essere aggirato con l’uscita strategica dall’aula di qualche senatore del centrodestra, in modo da abbassare il quorum per la fiducia.

Sulla Tav, invece, c’è il rischio che in Senato si palesino alleanze creative. La maggioranza parte divisa. La Lega e i Cinque Stelle sono su fronti opposti mentre il premier Conte è schierato con il partito di Salvini e non con quello che lo indicò per Palazzo Chigi. Una posizione ‘difficile’ per Di Maio.

E Salvini non trascura di ricordarlo: “Lo ha detto Conte che costa di più fermarsi che andare avanti – ha ripetuto il leader della Lega – Non so se i Cinque stelle vogliano sfiduciare il presidente del Consiglio”. Gli alleati di governo gli rispondono accusandolo di “inciucio”, con “Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, larga parte degli economisti, il grosso della stampa, Confindustria, banche e oltranzisti del cemento”.

Per questo, lunedì a Palazzo Madama potrebbero esserci voti schizofrenici, nuove maggioranze ‘a termine’, con Pd e Lega insieme o Lega e Forza Italia insieme. “Invitiamo le altre forze del centrodestra a votare la nostra mozione”, ha buttato là la capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini. Soprattutto, ci saranno Lega e Cinque Stelle l’uno contro l’altro armati. Stavolta non su una spiaggia o in tv. Ma in un Aula del Parlamento.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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