Zingaretti: “No ad alleanza con M5S”. Tregua con renziani

Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa dopo le votazioni europee.
Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa dopo le votazioni europee. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Assodato che un’alleanza con il M5S non è alle viste, la domanda nel Pd resta: i cinquestelle sono o non sono uguali alla Lega? Nicola Zingaretti supera senza scossoni un’altra direzione nazionale, la sua relazione passa con l’astensione delle minoranze e senza voti contrari; il segretario ribadisce che con il MoVimento non ci saranno accordi e lancia la Costituente delle Idee per un programma partecipato e una app per il partito digitale. Inoltre annuncia l’insediamento di una ‘cabina di regia’ con i vertici del partito e dei gruppi parlamentari.

E se Carlo Calenda si dice soddisfatto, resta con i renziani la mina del Pd Sicilia. Preceduta dall’intervista a Beppe Sala – sindaco di Milano che al Pd non è iscritto, ma che in futuro potrebbe contare e che prospetta un rapporto con un M5S diverso senza Luigi Di Maio – la direzione va tra critica al governo e scontro sui grillini.

Calenda presenta un ordine del giorno per chiedere di dire ‘mai’ all’incontro con il MoVimento e di fissare punti programmatici come scuola, ambiente, investimenti. I renziani ripetono che Lega e M5S pari son, come pensa anche l’ex ministro, e Zingaretti concede che si tratta di forze “ugualmente pericolose”. Niente alleanze, quindi, ma caccia al loro elettorato.

“Stanno esplodendo, non dividiamoci su M5S”, dice Zingaretti. Calenda fa notare però che “con il peggior governo di sempre noi non cresciamo” nei sondaggi. Il segretario vede “un progetto politico fallito” del governo, ma teme che per uscire dalle contraddizioni in vista della manovra Matteo Salvini possa “dare la spallata e indicare come soluzione l’uomo forte”, ossia se stesso a Palazzo Chigi. Bisogna prepararsi a ogni evenienza, dice Zingaretti, anche se la crisi non sarà questione di ore.

E così nasce una “delegazione ristretta” con il presidente Paolo Gentiloni, il tesoriere, i vicesegretari e i capigruppo parlamentari, per prendere decisioni unitarie in tempi brevi. Qualcosa di simile a quanto chiesto da Calenda, che ritira il suo ordine del giorno.

Ma il fantasma di M5S resta ad aleggiare sul dibattito. Dario Franceschini e Andrea Orlando, sostenitori del segretario, ribadiscono che il rapporto con i cinquestelle non può restare un tabù: anche senza allearsi bisogna comunque discuterne. E di certo la questione continuerà ad agitare il dibattito interno.

La direzione ratifica la nomina del deputato Alberto Losacco a commissario del Pd Sicilia, scelto da Zingaretti dopo che la Commissione di garanzia ha annullato l’elezione di Davide Faraone a segretario regionale per irregolarità. La sorte del senatore mobilita l’area renziana, con Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini a chiedere al leader di spiegare e ricucire.

Votano contro il commissariamento l’area di Roberto Giachetti e quella di Matteo Orfini. E sull’isola tra i renziani si grida all’epurazione “per aprire all’alleanza con M5S”, dicono. “Conosco solo il commissario Montalbano”, ironizza Faraone.

(di Luca Laviola/ANSA)

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