Pil Usa frena ma è sopra le attese, verso taglio tassi Fed

Porto di Long Beach
Il porto di Long Beach nella contea di Los Angeles (AFP)

NEW YORK.  – L’economia americana rallenta con il pil che nel secondo trimestre si ferma a +2,1%, segnando la crescita più bassa dal 2017. La frenata però è decisamente meno forte delle attese grazie alla tenuta dei consumi degli americani che riesce a bilanciare le difficoltà create dalla guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina.

Per Donald Trump si tratta però di una delusione: l’obiettivo di una crescita al 3% resta per ora un miraggio, non è stato centrato né nel 2018 né nel secondo trimestre.

Il presidente americano scarica la colpa sulla Fed, definita un'”ancora che abbiamo intorno al collo” e senza la quale l’economia potrebbe volare: “non è facile crescere con sette rialzi dei tassi di interesse”.

Il tanto richiesto taglio del costo del denaro Trump lo “incasserà” comunque la prossima settimana. La Fed si avvia infatti a ridurre i tassi alla luce del rallentamento americano e dell’economia mondiale, ma anche delle incertezze che continuano a offuscare le prospettive, dalla guerra commerciale alla Brexit.

Il dato sul pil del secondo trimestre, che conferma per gli Stati Uniti il periodo di espansione più lungo della loro storia, sembra comunque mettere una pietra sopra alle speranze di una sforbiciata da mezzo punto percentuale da parte della Fed.

Dato per scontato invece un taglio, il primo dell’era Jerome Powell e il primo dalla crisi finanziaria, di 25 punti base. E questo perché l’economia pur rallentando si mostra solida, in grado ancora di crescere a una velocità relativamente sostenuta a dieci anni dalla fine della Grande Recessione.

La crescita sopra le attese nel secondo trimestre, avvertono gli analisti, potrebbe però ridurre l’appetito della Fed per ulteriori rialzi nel corso del 2019. Il taglio previsto alla riunione del 30 e 31 luglio è considerato infatti sempre più come un’assicurazione affinché la ripresa continui.

Ma se dovesse continuare a tassi superiori al 2% per la Fed diventerebbe sempre più difficile giustificare altre sforbiciate.

L’analisi del dato sul pil mostra, al di là dei timori, il buono stato di salute dei consumi americani: sono saliti del 4,3%, sopra le attese. Balzano anche le spese pubbliche, salite del 5%. Ma sono evidenti anche le ferite della guerra commerciale: le esportazioni sono calate del 5,2% mentre le importazioni sono salite di un modesto +0,1%, andando ad ampliare il deficit commerciale.

Gli effetti dello scontro fra Stati Uniti e Cina sono particolarmente evidenti nel calo, il primo dal 2015, degli investimenti non residenziali, overo quelli in software e apparecchiature. Una flessione che mostra la cautela della aziende di fronte a un quadro incerto.

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