Mueller testimonia al Congresso. Allarme Fbi su Russia

Mueller testimonia al Congresso sul Russiagate
L' exprocuratore speciale Robert Mueller sará interrogato sul suo rapporto sul "Russiagate" nel Congresso (EFE)

WASHINGTON.  – L’America si ferma mercoledì davanti alla tv, come se fosse il Super Bowl. Dopo due anni di silenzio e una breve dichiarazione pubblica, l’ex procuratore speciale Robert Mueller testimonierà per la prima volta al Congresso sull’esito delle indagini sul Russiagate. Il giorno dopo che il capo dell’Fbi Christoper Wray ha messo in guardia Capitol Hill che Mosca è ancora “assolutamente determinata a tentare di interferire nelle nostre elezioni”.

Donald Trump sarà uno dei pochi a non seguire lo show: “Non lo guarderò”, ha giurato, dopo aver attaccato su Twitter Mueller, “che è pieno di conflitti di interesse”, gli “ipocriti democratici” e la loro “ridicola caccia alle streghe”.

Mueller è stato convocato per chiarire il suo rapporto di 448 pagine in parte secretato dal ministro della giustizia William Barr, secondo cui il super magistrato ha esonerato il tycoon dalla collusione con i russi e non ha concluso sull’ ostruzione della giustizia, ipotesi da lui esclusa dopo l’esame delle carte.

Ma era stato lo stesso Mueller a precisare poi con una breve apparizione pubblica che “se avessimo avuto la certezza che il presidente chiaramente non aveva commesso un crimine, lo avremmo detto” e a sottolineare che comunque un presidente in carica non è perseguibile in base alle linee guida del ministero di giustizia: stando alla costituzione americana, infatti, solo il Congresso può mettere in stato d’accusa il commander in chief.

L’appuntamento di mercoledì alla Camera (almeno tre ore alla commissione giustizia sul filone ostruzione della giustizia e due ore alla commissione intelligence sul troncone interferenze) potrebbe essere un bivio cruciale sia per i democratici che per Trump e i repubblicani: con la sua deposizione l’ex procuratore potrebbe aprire le porte di un impeachment, su cui i democratici sono attualmente divisi, come pure chiuderle.

Per questo le parti stanno affilando i coltelli, facendo crescere la pressione e l’attesa. Alcuni democratici si sono allenati con interrogatori simulati, mentre il partito sta allestendo una “war room” per lanciare una offensiva sui social postando estratti del rapporto di Mueller (c’è anche l’hashtag #RetweetTheReport) e le fasi salienti della sua testimonianza.

La leader della Camera, Nancy Pelosi, sta dettando le linee guida per le domande. Il Grand Old party punta invece a valorizzare le conclusioni assolutorie del rapporto e a seminare dubbi sull’imparzialità dell’indagine, per la presenza di agenti Fbi ostili a Trump e di magistrati che hanno lavorato per i democratici o donato a loro partito.

In mezzo Mueller, che vorrebbe evitare di farsi tirare per la giacca mantenendo la sua indipendenza. Nella sua única dichiarazione, aveva già detto che la sua testimonianza è il rapporto e che, se citato al Congresso, non avrebbe aggiunto nulla.

E’ quello che gli ha ammonito di fare il dipartimento di giustizia, che lo ha invitato a “restare nei limiti del rapporto” e a non parlare di persone terze non accusate, invocando il privilegio esecutivo che garantisce la riservatezza dell’attività del governo.

Una mossa “incredibilmente arrogante” ha replicato il presidente della commissione giustizia Jerry Nadler. “Molti americani, nelle loro vite indaffarate, non hanno avuto l’opportunità di leggere il rapporto, che è un prodotto molto giuridico, tecnico. Vogliamo che Mueller lo porti in vita”, gli ha fatto eco il presidente della commissione intelligence della Camera Adam Schiff.

(di Claudio Salvalaggio/ ANSA)

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