Conte smina nodo Tav: “Fermarla costa più che completarla”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al lavoro nel suo ufficio
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in una foto postata sul suo profilo Instagram, Roma, 21 luglio 2019.

ROMA. – “Oggi bloccare la Tav costerebbe più che completarla”. In una breve diretta, studiata a lungo e diffusa solo in serata, il premier Giuseppe Conte impone quella che, nel M5S, è una sorta di rivoluzione copernicana: il sì alla Tav. Venerdì, annuncia, l’Italia dirà sì ai fondi europei per un progetto che, il governo non può fermare per un motivo semplice, scandito da Conte: un’alternativa al Tav non c’è e fermare la Torino-Lione non farebbe gli “interesse nazionali” perché costerebbe di più agli italiani.

E’ un fulmine a ciel sereno, quello che Conte lancia sull’universo M5S. Un fulmine che innesca l’ira dei tanti che hanno aderito al Movimento proprio per la sua battaglia dei No Tav. Un fulmine che rischia di far traballare seriamente anche il titolare del Mit Danilo Toninelli.

Al Mit, dopo le parole di Conte, si ribadisce che Toninelli resta fortemente contrario all’opera ma, allo stesso tempo, trapela soddisfazione per l’attestazione fatta da Conte pubblicamente al lavoro del ministro sui fondi Ue. Lavoro, si sottolinea, che permetterà un risparmio di 3 miliardi di euro per l’Italia, pronti per essere spesi in altri opere.

Con l’uscita sul Tav il premier, assumendosene pienamente la responsabilità e allargando l’autonomia del suo ruolo dall’alleanza giallo-verde, elimina la più grande delle mine che giacevano sotto il governo. Un esempio? Domani, al question time che vedrà proprio Conte in Aula alla Camera, la Lega aveva pronta un’interrogazione sulla Tav. Interrogazione che chissà se la Lega confermerà. Conte, di fatto, toglie dal campo uno degli incidenti più probabili che Matteo Salvini avrebbe potuto cavalcare per scaricare sull’alleato la responsabilità della crisi.

Non è, quella del premier, una posizione di principio: Conte ribadisce di non aver cambiato idea rispetto alla conferenza stampa del 7 marzo in cui spiegò che lui quell’opera non l’avrebbe mai fatta. “Ma non è stato questo governo a dire sì al progetto”, ricorda Conte. E ora, con l’aumento dei fondi Ue fino al 55% “l’impatto finanziario per l’Italia è destinato a cambiare dopo l’apporto europeo e i costi che potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all’interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera”.

Non solo. Bloccare la Tav per fare un progetto alternativo significherebbe farlo da soli. “Con Macron ho insisito a lungo sul piano B ma la Francia è contraria”, sottolinea Conte. E il premier dà solo una chance, sconfitta in partenza visti i numeri in Aula, ai No Tav: “solo il Parlamento con una scelta unilaterale potrebbe decidere di non farla”. Salvini gioisce ma neppure questa volta risparmia una frecciata.

“La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso”, sottolinea il leader leghista che domani ignorerà plasticamente l’informativa del premier sulla Russia, avendo convocato allo stesso orario, le 16, il Comitato per l’ordine e per la sicurezza. Ciò vuol dire, però, che Salvini non dovrebbe essere in Aula a parlare dai banchi della Lega subito dopo Conte, fatto quest’ultimo, che avrebbe rappresentato un plastico strappo dal premier.

Certo, la pressione dei dirigenti leghisti su Salvini per rompere non è mai stata forte come in queste ore: è una pressione che coinvolge governatori, ministri, parlamentari. E si nutre, in questi giorni, dell’ira del Nord leghista sull’impasse sull’Autonomia, dossier che oggi ha visto saltare le due riunioni previste a Palazzo Chigi e che, plausibilmente, non sarà neanche al prossimo Cdm.

“Il silenzio di Palazzo Chigi preoccupa”, tuona Attilio Fontana. E qualcuno, nella Lega, dà un’ultima chance alla rottura: che l’intervento di Conte sul caso fondi russi sia visto, magari anche strumentalmente, come una provocazione da Salvini, che a quel punto potrebbe strappare. Ma sono solo ipotesi. La decisione di Salvini, al momento, è quella di ieri. Con Luigi Di Maio che prova, con prudenza, a stanarlo: “mi auguro di poterlo incontrare, parlare a mezzo stampa non è mai utile”, chiosa il leader M5S.

(Di Michele Esposito/ANSA)

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