Allarme di Tria: “La fuga dei cervelli costa 14 miliardi”

Cervelli in fuga all'estero.
Cervelli in fuga all'estero.

ROMA.  – Il campanello di allarme era già risuonato ma stavolta a mettere il dito nella piaga è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. “La fuga dei cervelli all’estero che sta conoscendo l’Italia ci fa perdere circa 14 miliardi di euro all’anno, poco meno dell’1% del Pil”, dice parlando alla Business school della Luiss, davanti agli imprenditori che puntano sul digitale. Dati e statistiche non sono una novità ma il richiamo di Tria invita a non rassegnarci.

E certo, è il ragionamento, essere indietro sul digitale non aiuta. “Da un quinquennio il nostro Paese è agli ultimi posti nella classifica Ue” sulla digitalizzazione, ricorda la Federazione della Confindustria che riunisce le aziende del settore. E questo nonostante gli sforzi compiuti. Ma per Tria non è solo un problema italiano, “come continente europeo stiamo accumulando un ritardo rispetto ad altri player globali”.

Sicuramente poi secondo il ministro, che prima di entrare al governo faceva il professore universitario, bisogna “ripensare il ruolo dell’informatica nella formazione obbligatoria”. Anche perché, il 65% dei bambini che inizieranno le scuole elementari a settembre con tutta probabilità, come provano i più recenti studi, si ritroveranno a fare un mestiere che ancora deve essere inventato.

La sfida è che i nuovi lavori vengano creati in Italia e i ragazzini di oggi domani possano guadagnare e vivere bene lì dove sono nati. In gioco per il ministro dell’Economia non c’è solo la competitività ma molto di più. “Non si passa al fianco della trasformazione digitale: o ne siamo protagonisti o la subiamo. E se la subiamo il rischio principale, a lungo termine, è politico, non economico”.

Occhio, mette in guardia Tria, dal “nuovo petrolio”, ovvero i dati. Tutti li produciamo ma chi li possiede? E’ questa la domanda a cui rispondere. La partita riguarda l’Europa ma come Italia, assicura Tria, in sede di stesura della legge di Bilancio “non potremo in ogni caso risparmiarci una seria riflessione” sull’informatizzazione.

Confindustria Digitale lancia un suggerimento: “La chiave è, secondo noi, incardinare la digitalizzazione in un Dipartimento permanente della presidenza del Consiglio”, dice esplicito il presidente Cesare Avenia. Oggi invece quel che c’è ha un carattere commissariale, come il Team per la trasformazione digitale che scadrà a fine anno.

Un ripensamento della strategia in tal senso potrebbe aiutare a trattenere giovani promesse, cercando di invertire un trend che per ora non accenna a rientrare nei ranghi. Già nel 2017 Confindustria aveva stimato in 14 miliardi l’ammanco dovuto alla fuga dei cervelli. E, ancora, secondo l’Istat da quando è iniziata la crisi gli espatri sono triplicati.

La questione era stata evidenziata anche nelle ultime considerazioni finale del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che aveva chiarito come non sia più tempo di far scappare le nuove leve.

Qualcosa è stato fatto, nel decreto Crescita sono stati previsti nuovi incentivi ai rientri, ma evidentemente serve un salto di qualità. Il Pd intanto propone una “commissione d’inchiesta sulla condizione giovanile”.

(di Marianna Berti/ANSA)

Lascia un commento