Birra Peroni, venticinque milioni per Bari. Torna il vuoto a rendere

Un'immagine della catena di produzione della Birra Peroni. nello stabilimento Bari.
Un'immagine della catena di produzione della Birra Peroni. nello stabilimento Bari. (ANSA)

BARI. – La svolta ‘green’ di Birra Peroni passa attraverso 25 milioni di euro di investimenti nel solo stabilimento di Bari, 12 dei quali già spesi per la nuova linea di imbottigliamento di ‘vuoto a rendere’ e altri 13 milioni che saranno investiti in ricerca nei prossimi 3 anni.

La nuova linea, inaugurata alla presenza di Neil Kiely, managing director Birra Peroni, ha anche ricadute occupazionali sul territorio con l’assunzione di 25 persone, tra lavoratori diretti e indiretti, permettendo la produzione di 50mila bottiglie l’ora, 48 al secondo, con l’obiettivo di raggiungere i 2 milioni di ettolitri di produzione.

A Bari, dove la birra Peroni è quasi “un cittadino onorario, parte del patrimonio identitario ed economico”, come ha detto il sindaco Antonio Decaro tagliando il nastro, si produce birra dal 1924. Negli ultimi 10 anni, dopo l’incendio che nel 2008 distrusse 20 dei 25 silos dello stabilimento, si sono resi necessari investimenti per l’ammodernamento degli impianti.

Da allora sono stati investiti circa 26 milioni di euro – ne fanno parte i 12 milioni recenti per la nuova linea di imbottigliamento – che hanno consentito al sito barese di raggiungere il più forte incremento di produzione della sua storia, superando la soglia di 1,8 milioni di ettolitri prodotti: una crescita del 5,7% rispetto al 2017. “Siamo da sempre profondamente legati a questa città e alla Puglia – ha detto Federico Sannella, Corporate Affairs Director -. La presenza di questo stabilimento, e il suo indotto, hanno un impatto di circa 60 milioni di euro all’anno sul territorio”.

Birra Peroni in Puglia è presente anche attraverso la filiera agricola, con circa 7mila ettari coltivati a orzo distico. “Gran parte del malto che utilizziamo è pugliese, il resto viene dal Molise e dalla Basilicata”, ha spiegato Michele Cason, Direttore dello Stabilimento di Bari.

A fronte dell’aumento della produzione l’azienda sta anche puntando al ‘green’ con un miglioramento delle performance ambientali dello stabilimento. Lo scorso anno, infatti, il birrificio si è distinto per aver registrato i migliori risultati in termini di riduzione del consumo totale di energia (-3,7% rispetto al 2017). Sempre nel 2018, inoltre, lo stabilimento barese ha ridotto le emissioni di CO2 dell’1,2% rispetto all’anno precedente, a conferma di un trend positivo che negli ultimi 10 anni ha visto ridurre del 47% il consumo di acqua, del 32% l’energia elettrica e del 54% l’energia termica.

Incentivando il ‘vuoto a rendere’ la scelta in sostenibilità ambientale si fa ancora più incisiva: ogni bottiglia può essere usata fino a 38 volte, anche se mediamente si calcolano dai 12 ai 18 riutilizzi.

(di Isabella Maselli/ANSA)

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