Sponda del Colle a Palazzo Chigi: “Conti solidi ma ragionevolezza”

Giornalisti sulla piazza fuori da palazzo Chigi in attesa delle decisioni del governo
Giornalisti sulla piazza fuori da palazzo Chigi in attesa delle decisioni del governo. (ANSA)

VIENNA. – Conti pubblici ad oggi solidi ma da tenere sotto attento controllo. Per cui, visti anche gli sforzi che stanno facendo il premier Conte e il ministro dell’Economia Tria, è “ragionevole” pensare che la Commissione europea non aprirà la procedura d’infrazione. Almeno per ora. E’ qualcosa di più di un auspicio quello che Sergio Mattarella esprime da Vienna dove, nel primo giorno di una visita di Stato, il “caso Italia” appare come un rebus, il cuore di ogni domanda che gli viene posta.

“Noi crediamo che la procedura di infrazione non abbia ragione di essere aperta”, assicura il presidente a chi gli chiede cosa succederà nelle prossime ore a Bruxelles, dove la battaglia delle nomine europee si sovrappone pericolosamente a quella tutta italica dello sforamento del Debito. Fondamentale è “ora abbassare tutti i toni”, auspica Mattarella.

Parole usate per l’altro caso che divide l’Italia dalla Ue, la Sea Watch. Ma c’è da giurare che il capo dello Stato mentre le pronuncia pensi anche alle troppe dichiarazioni contundenti sfuggite da autorevoli esponenti di governo nel bel mezzo di una trattativa spigolosa che si gioca, certo sui numeri, ma anche attraverso la costruzione di un clima di fiducia reciproca.

E’ il “sistema-Italia” quello a cui guarda ogni presidente. La tenuta dell’assetto istituzionale del Paese è il centro dell’azione di Mattarella che anche in Austria si spende per un percorso di “ragionevolezza” che si augura venga seguito da entrambe le parti, sia in Italia che in Europa.

E’ certamente una sponda forte al lavoro del premier Conte e del ministro Tria, alla loro posizione dialogante spesso messa in crisi dai due vicepremier ben più inclini all’uso di ruvide dichiarazioni. Mica si può spingere il Paese nel baratro, spiega in sostanza il Quirinale da sempre attentissimo alla tenuta dei conti. In questa fase quasi costretto a evidenziare quanto possa essere grave l’apertura di una procedura d’infrazione per l’Italia.

Certamente il capo dello Stato non poteva fare il contrario dell’ovvio e cioè auspicare una punizione europea. Si tratta di un provvedimento estremo e dannoso per il Paese, perché – il Colle non si stanca di ricordarlo – implica sanzioni, cioè multe, cioè soldi da versare. Oltre che asfissianti controlli. Tutte cose che certamente non piacciono a mercati pronti ad aggredire le debolezze. Ecco perché il presidente si è esposto a favore della linea della ragionevolezza.

La trattativa è in corso ma il Quirinale registra – forte dei suoi continui contatti politici ed economici europei – come il clima non sia ostile. Guai ora ad incattivirlo. Poi, se sarà evitata la procedura d’infrazione, la partita vera si aprirà in autunno con la legge di Bilancio 2020. E per quella la preoccupazione è già forte.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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